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Crediti
di Vitaliano Trevisan
regia Giorgio Sangati
con Maria Paiato
e con Carlo Valli e Alessandro Morscene di Alberto Nonnato
costumi di Gianluca Sbicca
musiche di Michele Rabbia
luci di Cesare Agoni
produzione Centro Teatrale Bresciano e Teatro Biondo di Palermo
A seguito del Dpcm di giovedì 3 dicembre 2020, sono sospesi tutti gli spettacoli fino al 15 gennaio 2021.
Lo spettacolo è stato quindi rinviato: daremo al più presto comunicazione delle nuove date dello spettacolo e dell’apertura delle prenotazioni.
PREZZO DEI BIGLIETTI
Platea A-B Interi € 25 | Ridotti € 22 | 2★
Platea C Interi € 16 | Ridotti € 14 | 1★
Prenotazioni sospese
La penna acuta di Vitaliano Trevisan indaga la figura di uno dei massimi maestri dell’architettura del Novecento, il veneziano Carlo Scarpa.
Ma non è lui a raccontarsi in scena: il ritratto sgorga da un intrecciarsi di pensieri, dialoghi, emozioni che il suo ricordo e la sua architettura suscitano in altri personaggi. Una donna, in particolare, anziana vedova di un ricco imprenditore che dopo molti anni ritorna, nostalgica, nella sua villa sul lago progettata proprio da Scarpa, evoca il passato e il rapporto d’elezione che l’aveva legata al grande architetto. E poi un professore di storia dell’architettura, che le fa visita e che sta lavorando a un libro dedicato proprio alla poetica di Scarpa.
Parola dopo parola emerge così il profilo di un uomo eccentrico e geniale, dominato dal “delirio del particolare”, dall’ossessione del dettaglio, creatore di un poema di forme capaci di giocare con il tempo e lo spazio, di sfidare il mistero della morte... Un irraggiungibile artista delle forme e della materia, scomparso in modo banale e assieme enigmatico, in una giornata di pioggia nel 1978 a Sendai in Giappone.
Diretti da Giorgio Sangati, due eccellenti attori come Carlo Valli e Alessando Mor e il sofisticato, impetuoso talento di Maria Paiato accompagnano lo spettatore attraverso un testo metafisico, dove il genio di Carlo Scarpa, il senso recondito della sua straordinaria ricerca artistica, divengono il pretesto per svolgere una malinco- nica, struggente riflessione sull’arte e sulla morte.