OTTAVIA PICCOLO RITORNA AL POLITEAMA ROSSETTI CON "PROCESSO A DIO" DI STEFANO MASSINI: UN APPUNTAMENTO UNICO IL 27 FEBBRAIO
- 23 Febbraio 2007
- Generale
Appuntamento unico e da non lasciarsi
sfuggire, martedì 27 febbraio alle ore 20.30 al Politeama Rossetti, con
un testo teso, incisivo, palpitante di Stefano Massini: fra i più interessanti autori della scena contemporanea italiana.
Ancor più preziosa si fa l’occasione, se a interpretare il toccante Processo a Dio – questo il titolo dello spettacolo – è un’attrice dell’intensità espressiva e della generosità di Ottavia Piccolo, una protagonista molto amata dal pubblico dello Stabile regionale, che l’ha applaudita spesso in spettacoli ospiti (ricordiamo il recente Terra di latte e miele di Manuela Dviri) e in molte importanti produzioni.
Allo Stabile, l’attrice ritorna questa volta in una prova impegnativa, diretta da Sergio Fantoni e attorniata da una compagnia preparata, ove figurano i nomi di Vittorio Viviani, Silvano Piccardi, Francesco Zecca, Olek Mincer, Marco Cacciola.
«Ci sono idee – frammenti di luce, indizi di storie – che incontri una volta e non ti lasciano più. Erano anni che tenevo chiusa in qualche cassetto della mente la traccia di un “Processo a Dio” all’indomani della Shoah. Immaginavo quel processo come una resa dei conti: violenta, acuta, drastica. (…) Tutto questo stava in quel cassetto, insieme a squarci di azione, atmosfere abbozzate, profili delineati come uno schizzo al carboncino. Ed ogni volta che, per caso, quel cassetto si apriva, puntualmente mi assaliva la voglia di tentare una forma scritta, traducendo finalmente in dialogo quella scommessa così estrema, per me fascinosa, densa, intrigante. Devo a Sergio Fantoni la riapertura definitiva del cassetto, lo stimolo fortissimo a dar vita teatrale a quegli schizzi provvisori. Ho lavorato su Processo a Dio come forse si lavora ad una statua: ho sgrossato il blocco di marmo per poi scendere sempre più nel dettaglio. Ed era come se il testo esistesse già, laggiù, in fondo al blocco. Lo stavo scoprendo, come svelandolo: un passo dopo l’altro mi si rivelavano i tratti dei personaggi, i nodi della vicenda, le dinamiche della trama, il disegno del dialogo. Sono stato spettatore di ciò che scrivevo e scrittore di ciò che vedevo scorrermi davanti agli occhi».
A parlare così è Stefano Massini, uno scrittore appena trentenne, ma di straordinario talento che si sta imponendo con sempre maggior forza sulla scena nazionale, proponendo testi di profondo coinvolgimento emotivo e vigore drammatico. Testi che a temi essenziali e universali (la solitudine, le paure, la ricerca della felicità e del senso della vita) coniugano architetture drammaturgiche anodine ed efficaci e una scrittura tesa e avvincente. Qualità rare, che hanno presto colpito gli “addetti ai lavori”: giurie di prestigiosi premi (fra cui il “Riccione”) ma anche coloro che il teatro “lo fanno”, come Sergio Fantoni e Ottavia Piccolo, che in Processo a Dio hanno visto l’orizzonte di una nuova messinscena.
Un lavoro incisivo, che guarda all’Olocausto evitando i clichè già percorsi, e che anzi in questa grande tragedia dell’uomo e della storia vede il metaforico input per la più angosciante e dolorosa delle domande, per il più irresolubile dei misteri: dov’è Dio mentre si soffre? Dov’è quando vengono compiute azioni prive di senso e di umanità?
A questi quesiti vuol giungere Elga Frisch, la protagonista di Processo a Dio, a cui Ottavia Piccolo dona un vibrante ritratto, ricco di intensità espressiva e profondità drammatiche. Elga è un’attrice, di Francoforte, di origini ebraiche, viene deportata nel campo di Maidanek, dove conosce le inimmaginabili atrocità del nazismo. Sopravvissuta allo sterminio, Elga torna alla vita animata dall’intento di avere ragione della sofferenza inflitta al suo popolo. “Perché?” Vuole chiedere, a chi possa darle una risposta: sia esso anche Dio. È così che porta Dio alla sbarra assieme ad alcuni altri personaggi. Che assisteranno al processo: il rabbino Nachman difensore di Dio (interpretato da Vittorio Viviani), il giovane Adek- figlio del rabbino – smanioso di vendetta (che ha il volto di Francesco Zecca), lo Scharführer Reinhard (ruolo in cui si impegna Marco Cacciola) in rappresentanza del Reich e i due anziani Solomon (cui dà vita Silvano Piccardi) e Mordechai (interpretato da Olek Mincer), giudici severi di un processo che non può non farsi gara dura, senza esclusione di colpi.
Un violento, provocatorio, disperato “guardarsi negli occhi fra cielo e terra” dunque, quello che avviene nel capannone, dove il regista Fantoni immagina di ambientare questo teatralissimo processo: un capannone che funge da “camera di decompressione” in cui i personaggi, reduci dall’orrore del lager, attendono di rientrare nel mondo da sopravvissuti. Una condizione – quella dei sopravvissuti – esistenziale e interiore complicatissima, come ha spiegato anche Primo Levi, che procurava loro un paradossale senso di colpa verso chi non si era salvato e – come sottolinea anche Fantoni – li faceva temere che il ritorno alla vita, avrebbe a poco a poco voluto cancellare o dimenticare l’“esperienza” di cui erano stati testimoni.
Da qui la loro urgenza di chiedere, di sapere le ragioni, di ottenere risposte e di “contare” abbastanza per averne il diritto: una tensione che Massini offre benissimo attraverso la sua drammaturgia e che il regista sente profondamente «Il loro sguardo, la loro voce – dice – ha qualcosa di anormale, è carica di rancore, di rabbia, non per ciò che hanno sofferto ma per l’impossibilità di trovare delle risposte. Non si sentono per nulla martiri di un’idea, ne avevano tante e diverse, ma zimbelli del caso o di un Dio distratto».
Le scene e i costumi sono di Gianfranco Padovani, le musiche sono di Cesare Picco, Processo a Dio è una produzione de La Contemporanea srl.
Ospite del cartellone altripercorsi del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia, Processo a Dio è in scena soltanto martedì 27 febbraio alle 20.30.
La stagione del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia viene realizzata con il contributo della Fondazione CrTrieste.
Acquisti e informazioni presso la Biglietteria del Politeama Rossetti (da lunedì a sabato 8.30-12.30, 15.30-19), il Ticket Point di Corso Italia (giorni feriali 8.30-12.30, 15.30-19) e Agenzia Pansepol (via del Monte, 2) Agenzia Bagolandia (Via San Marco, 45) e presso le agenzie di Muggia (Agenzia Peekabooh), Monfalcone (Agenzia Universal), Gorizia (Agenzia Appiani), San Vito al Tagliamento (Agenzia Medina Viaggi) e presso le Agenzie del circuito Charta presenti sul territorio nazionale (elenco sul sito del Teatro). Informazioni anche sul sito www.ilrossetti.it. e al tel. 040/3593511.
Ancor più preziosa si fa l’occasione, se a interpretare il toccante Processo a Dio – questo il titolo dello spettacolo – è un’attrice dell’intensità espressiva e della generosità di Ottavia Piccolo, una protagonista molto amata dal pubblico dello Stabile regionale, che l’ha applaudita spesso in spettacoli ospiti (ricordiamo il recente Terra di latte e miele di Manuela Dviri) e in molte importanti produzioni.
Allo Stabile, l’attrice ritorna questa volta in una prova impegnativa, diretta da Sergio Fantoni e attorniata da una compagnia preparata, ove figurano i nomi di Vittorio Viviani, Silvano Piccardi, Francesco Zecca, Olek Mincer, Marco Cacciola.
«Ci sono idee – frammenti di luce, indizi di storie – che incontri una volta e non ti lasciano più. Erano anni che tenevo chiusa in qualche cassetto della mente la traccia di un “Processo a Dio” all’indomani della Shoah. Immaginavo quel processo come una resa dei conti: violenta, acuta, drastica. (…) Tutto questo stava in quel cassetto, insieme a squarci di azione, atmosfere abbozzate, profili delineati come uno schizzo al carboncino. Ed ogni volta che, per caso, quel cassetto si apriva, puntualmente mi assaliva la voglia di tentare una forma scritta, traducendo finalmente in dialogo quella scommessa così estrema, per me fascinosa, densa, intrigante. Devo a Sergio Fantoni la riapertura definitiva del cassetto, lo stimolo fortissimo a dar vita teatrale a quegli schizzi provvisori. Ho lavorato su Processo a Dio come forse si lavora ad una statua: ho sgrossato il blocco di marmo per poi scendere sempre più nel dettaglio. Ed era come se il testo esistesse già, laggiù, in fondo al blocco. Lo stavo scoprendo, come svelandolo: un passo dopo l’altro mi si rivelavano i tratti dei personaggi, i nodi della vicenda, le dinamiche della trama, il disegno del dialogo. Sono stato spettatore di ciò che scrivevo e scrittore di ciò che vedevo scorrermi davanti agli occhi».
A parlare così è Stefano Massini, uno scrittore appena trentenne, ma di straordinario talento che si sta imponendo con sempre maggior forza sulla scena nazionale, proponendo testi di profondo coinvolgimento emotivo e vigore drammatico. Testi che a temi essenziali e universali (la solitudine, le paure, la ricerca della felicità e del senso della vita) coniugano architetture drammaturgiche anodine ed efficaci e una scrittura tesa e avvincente. Qualità rare, che hanno presto colpito gli “addetti ai lavori”: giurie di prestigiosi premi (fra cui il “Riccione”) ma anche coloro che il teatro “lo fanno”, come Sergio Fantoni e Ottavia Piccolo, che in Processo a Dio hanno visto l’orizzonte di una nuova messinscena.
Un lavoro incisivo, che guarda all’Olocausto evitando i clichè già percorsi, e che anzi in questa grande tragedia dell’uomo e della storia vede il metaforico input per la più angosciante e dolorosa delle domande, per il più irresolubile dei misteri: dov’è Dio mentre si soffre? Dov’è quando vengono compiute azioni prive di senso e di umanità?
A questi quesiti vuol giungere Elga Frisch, la protagonista di Processo a Dio, a cui Ottavia Piccolo dona un vibrante ritratto, ricco di intensità espressiva e profondità drammatiche. Elga è un’attrice, di Francoforte, di origini ebraiche, viene deportata nel campo di Maidanek, dove conosce le inimmaginabili atrocità del nazismo. Sopravvissuta allo sterminio, Elga torna alla vita animata dall’intento di avere ragione della sofferenza inflitta al suo popolo. “Perché?” Vuole chiedere, a chi possa darle una risposta: sia esso anche Dio. È così che porta Dio alla sbarra assieme ad alcuni altri personaggi. Che assisteranno al processo: il rabbino Nachman difensore di Dio (interpretato da Vittorio Viviani), il giovane Adek- figlio del rabbino – smanioso di vendetta (che ha il volto di Francesco Zecca), lo Scharführer Reinhard (ruolo in cui si impegna Marco Cacciola) in rappresentanza del Reich e i due anziani Solomon (cui dà vita Silvano Piccardi) e Mordechai (interpretato da Olek Mincer), giudici severi di un processo che non può non farsi gara dura, senza esclusione di colpi.
Un violento, provocatorio, disperato “guardarsi negli occhi fra cielo e terra” dunque, quello che avviene nel capannone, dove il regista Fantoni immagina di ambientare questo teatralissimo processo: un capannone che funge da “camera di decompressione” in cui i personaggi, reduci dall’orrore del lager, attendono di rientrare nel mondo da sopravvissuti. Una condizione – quella dei sopravvissuti – esistenziale e interiore complicatissima, come ha spiegato anche Primo Levi, che procurava loro un paradossale senso di colpa verso chi non si era salvato e – come sottolinea anche Fantoni – li faceva temere che il ritorno alla vita, avrebbe a poco a poco voluto cancellare o dimenticare l’“esperienza” di cui erano stati testimoni.
Da qui la loro urgenza di chiedere, di sapere le ragioni, di ottenere risposte e di “contare” abbastanza per averne il diritto: una tensione che Massini offre benissimo attraverso la sua drammaturgia e che il regista sente profondamente «Il loro sguardo, la loro voce – dice – ha qualcosa di anormale, è carica di rancore, di rabbia, non per ciò che hanno sofferto ma per l’impossibilità di trovare delle risposte. Non si sentono per nulla martiri di un’idea, ne avevano tante e diverse, ma zimbelli del caso o di un Dio distratto».
Le scene e i costumi sono di Gianfranco Padovani, le musiche sono di Cesare Picco, Processo a Dio è una produzione de La Contemporanea srl.
Ospite del cartellone altripercorsi del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia, Processo a Dio è in scena soltanto martedì 27 febbraio alle 20.30.
La stagione del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia viene realizzata con il contributo della Fondazione CrTrieste.
Acquisti e informazioni presso la Biglietteria del Politeama Rossetti (da lunedì a sabato 8.30-12.30, 15.30-19), il Ticket Point di Corso Italia (giorni feriali 8.30-12.30, 15.30-19) e Agenzia Pansepol (via del Monte, 2) Agenzia Bagolandia (Via San Marco, 45) e presso le agenzie di Muggia (Agenzia Peekabooh), Monfalcone (Agenzia Universal), Gorizia (Agenzia Appiani), San Vito al Tagliamento (Agenzia Medina Viaggi) e presso le Agenzie del circuito Charta presenti sul territorio nazionale (elenco sul sito del Teatro). Informazioni anche sul sito www.ilrossetti.it. e al tel. 040/3593511.