MASSIMO CASTRI FIRMA LA REGIA DEL PIRANDELLIANO "COSì È (SE VI PARE)"
- 27 Novembre 2008
- Generale
Per la terza volta nella sua carriera, Massimo Castri ritorna ad occuparsi di Così è (se vi pare):
chiaramente egli lo ritiene una pietra miliare nella poetica
pirandelliana, che da sempre ha indagato con spirito innovativo e
grande lucidità. Un testo che offre sempre nuove illuminazioni, o
esponenziali voragini da scandagliare per percepirne il mistero, «(…)
una delle metafore più elementari e insieme crudeli del modo di
guardare alla vita da parte di Pirandello – scrive giustamente il
critico de Il Manifesto, Gianfranco Capitta – ma soprattutto del suo teatro».
Lo spettacolo – che com’è stato per le precedenti edizioni si annuncia quale un’illuminante interpretazione di questo capolavoro – giunge ora a Trieste, in esclusiva regionale, inserito nel cartellone Prosa del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, in scena dal 3 al 7 dicembre.
La trama inventata dallo scrittore siciliano è celeberrima: una gretta comunità di provincia trascorre il proprio tempo a spettegolare su tre nuovi arrivati. Si tratta del signor Ponza, impiegato comunale appena trasferitosi nella cittadina con la moglie e la suocera, la signora Frola. Ad attrarre la curiosità della gente è il loro insolito comportamento: la moglie del signor Ponza vive da reclusa e anche se la signora Frola smania per vederla, può comunicare con lei soltanto attraverso qualche bigliettino. A vivere assieme alla suocera è invece, stranamente, il marito… Interrogati, Ponza e la Frola offrono spiegazioni contrastanti: la donna sostiene che il genero geloso le impedisce di vedere la figlia. Ponza spiega invece di aver avuto una prima moglie, e la madre di lei – la signora Frola – non ne ha mai superato la morte e la confonde ora con la sua seconda sposa: ella vive segregata per non angosciare di più l’anziana donna. Quale sarà la verità? La comunità intera freme per conoscerla, ma non otterrà soddisfazione. Il mistero si chiude infatti sulla sibillina e anch’essa famosissima battuta della moglie velata: «Io sono colei che mi si crede».
Un mistero che attrae Castri fin dal 1979, quando mise in scena Così è (se vi pare) per la prima volta, forte di un’importante intuizione in merito a una sorta di “doppia natura” del testo, che trova nella vicenda dei tre “diversi” il suo nucleo più profondo, attorno al quale, solo in un momento successivo, l’autore avrebbe sviluppato – soprattutto attraverso la figura del raisonneur Laudisi – il sillogismo sull’impossibilità della verità. Né nella successiva versione televisiva che Castri diede dell’opera, né in questo nuovo allestimento tale suo assunto viene tradito, ma ad esso vengono via via aggiunti approfondimenti sempre più preziosi.
In quest’ultima messinscena – che il regista affida interamente al lavoro puntuale, fresco, corale di un gruppo di attori professionisti, provenienti da un corso di formazione e specializzazione di Emilia Romagna Teatro – al tema dell’incesto già adombrato, all’ideologia del pirandellismio di cui ci si è già liberati, si aggiunge una nuova attenzione al testo, alle sue strutture, al meccanismo drammaturgico “diabolico” nella sua perfezione.
Ne nasce un suggestivo gioco di rifrazioni fra diverse forme di teatro, rappresentate dai due gruppi che si fronteggiano: i borghesi incarnano la commedia, indagata in tutta la sua gamma espressiva (dallo slapstick al grottesco), e ciò è facilitato dall’ambientazione scelta dal regista, che vuole che tutto avvenga nel corso di una festa carnevalesca. I tre “diversi” invece possiedono la teatralità dei monologhi, delle scene madri, dei conflitti, l’aspetto spettrale e nero dei viaggiatori smarriti. Il tutto diviene ancor più incisivo nella bella scena di Claudia Calvaresi, che dal realismo trascolora verso direzioni diverse e sfumate, e grazie alla compressione dello svilupparsi degli avvenimenti.
Il regista sceglie infatti di rinunciare alla divisione in atti, come pure ad alcune scene, per far accadere tutto “in tempo reale” sotto gli occhi degli spettatori, come se anch’essi fossero invitati a quella festa di carnevale. Anch’essi coinvolti nel gioco misterioso di torturatori e torturati, nell’equilibrio mutevole delle dipendenze fra le vittime e i carnefici.
Massimo Castri è riconosciuto quale una delle più alte, colte e ispirate personalità del mondo della regia contemporanea: fra i suoi più recenti successi al Politeama Rossetti, vanno ricordati nel 2004 il pirandelliano Questa sera si recita a soggetto con Valeria Moriconi, nella stagione successiva Spettri di Ibsen con Ilaria Occhini e nel 2006 Il padre di Strindberg con i bravissimi Umberto Orsini e Manuela Mandracchia. Qui dirige un cast composto da Michele Di Giacomo (Lamberto Laudisi), Diana Hobel (la Signora Frola), Pietro Faiella (il Signor Ponza, suo genero), Chiara Condirò (la Signora Ponza), Alessandro Federico (il Consigliere Agazzi), Federica Fabiani (la Signora Amalia, sua moglie e sorella di Laudisi), Marta Iagatti (Dina, loro figlia), Giorgia Coco (la Signora Sirelli), Marco Brinzi (il Signor Sirelli), Angelo Di Genio (il Signor Prefetto), Francesca Debri (la Signora Cini), Manuela De Meo (la Signora Nenni), Andrea Corsi (un cameriere di casa Agazzi).
Per l’allestimento Castri ha contato sull’apporto della già citata Claudia Calvaresi per scene e costumi, di Robert John Resteghini per le luci, di Franco Visioli per il suono. La produzione è di Emilia Romagna Teatro Fondazione assieme a Nuova Scena – Arena del Sole – Teatro Stabile di Bologna.
Così è (se vi pare) replica a Trieste, al Politeama Rossetti da mercoledì 3 a domenica 7 dicembre con gli orari consueti: serali alle ore 20.30 e pomeridiane di giovedì e domenica alle ore 16.
L’ufficio stampa
Lo spettacolo – che com’è stato per le precedenti edizioni si annuncia quale un’illuminante interpretazione di questo capolavoro – giunge ora a Trieste, in esclusiva regionale, inserito nel cartellone Prosa del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, in scena dal 3 al 7 dicembre.
La trama inventata dallo scrittore siciliano è celeberrima: una gretta comunità di provincia trascorre il proprio tempo a spettegolare su tre nuovi arrivati. Si tratta del signor Ponza, impiegato comunale appena trasferitosi nella cittadina con la moglie e la suocera, la signora Frola. Ad attrarre la curiosità della gente è il loro insolito comportamento: la moglie del signor Ponza vive da reclusa e anche se la signora Frola smania per vederla, può comunicare con lei soltanto attraverso qualche bigliettino. A vivere assieme alla suocera è invece, stranamente, il marito… Interrogati, Ponza e la Frola offrono spiegazioni contrastanti: la donna sostiene che il genero geloso le impedisce di vedere la figlia. Ponza spiega invece di aver avuto una prima moglie, e la madre di lei – la signora Frola – non ne ha mai superato la morte e la confonde ora con la sua seconda sposa: ella vive segregata per non angosciare di più l’anziana donna. Quale sarà la verità? La comunità intera freme per conoscerla, ma non otterrà soddisfazione. Il mistero si chiude infatti sulla sibillina e anch’essa famosissima battuta della moglie velata: «Io sono colei che mi si crede».
Un mistero che attrae Castri fin dal 1979, quando mise in scena Così è (se vi pare) per la prima volta, forte di un’importante intuizione in merito a una sorta di “doppia natura” del testo, che trova nella vicenda dei tre “diversi” il suo nucleo più profondo, attorno al quale, solo in un momento successivo, l’autore avrebbe sviluppato – soprattutto attraverso la figura del raisonneur Laudisi – il sillogismo sull’impossibilità della verità. Né nella successiva versione televisiva che Castri diede dell’opera, né in questo nuovo allestimento tale suo assunto viene tradito, ma ad esso vengono via via aggiunti approfondimenti sempre più preziosi.
In quest’ultima messinscena – che il regista affida interamente al lavoro puntuale, fresco, corale di un gruppo di attori professionisti, provenienti da un corso di formazione e specializzazione di Emilia Romagna Teatro – al tema dell’incesto già adombrato, all’ideologia del pirandellismio di cui ci si è già liberati, si aggiunge una nuova attenzione al testo, alle sue strutture, al meccanismo drammaturgico “diabolico” nella sua perfezione.
Ne nasce un suggestivo gioco di rifrazioni fra diverse forme di teatro, rappresentate dai due gruppi che si fronteggiano: i borghesi incarnano la commedia, indagata in tutta la sua gamma espressiva (dallo slapstick al grottesco), e ciò è facilitato dall’ambientazione scelta dal regista, che vuole che tutto avvenga nel corso di una festa carnevalesca. I tre “diversi” invece possiedono la teatralità dei monologhi, delle scene madri, dei conflitti, l’aspetto spettrale e nero dei viaggiatori smarriti. Il tutto diviene ancor più incisivo nella bella scena di Claudia Calvaresi, che dal realismo trascolora verso direzioni diverse e sfumate, e grazie alla compressione dello svilupparsi degli avvenimenti.
Il regista sceglie infatti di rinunciare alla divisione in atti, come pure ad alcune scene, per far accadere tutto “in tempo reale” sotto gli occhi degli spettatori, come se anch’essi fossero invitati a quella festa di carnevale. Anch’essi coinvolti nel gioco misterioso di torturatori e torturati, nell’equilibrio mutevole delle dipendenze fra le vittime e i carnefici.
Massimo Castri è riconosciuto quale una delle più alte, colte e ispirate personalità del mondo della regia contemporanea: fra i suoi più recenti successi al Politeama Rossetti, vanno ricordati nel 2004 il pirandelliano Questa sera si recita a soggetto con Valeria Moriconi, nella stagione successiva Spettri di Ibsen con Ilaria Occhini e nel 2006 Il padre di Strindberg con i bravissimi Umberto Orsini e Manuela Mandracchia. Qui dirige un cast composto da Michele Di Giacomo (Lamberto Laudisi), Diana Hobel (la Signora Frola), Pietro Faiella (il Signor Ponza, suo genero), Chiara Condirò (la Signora Ponza), Alessandro Federico (il Consigliere Agazzi), Federica Fabiani (la Signora Amalia, sua moglie e sorella di Laudisi), Marta Iagatti (Dina, loro figlia), Giorgia Coco (la Signora Sirelli), Marco Brinzi (il Signor Sirelli), Angelo Di Genio (il Signor Prefetto), Francesca Debri (la Signora Cini), Manuela De Meo (la Signora Nenni), Andrea Corsi (un cameriere di casa Agazzi).
Per l’allestimento Castri ha contato sull’apporto della già citata Claudia Calvaresi per scene e costumi, di Robert John Resteghini per le luci, di Franco Visioli per il suono. La produzione è di Emilia Romagna Teatro Fondazione assieme a Nuova Scena – Arena del Sole – Teatro Stabile di Bologna.
Così è (se vi pare) replica a Trieste, al Politeama Rossetti da mercoledì 3 a domenica 7 dicembre con gli orari consueti: serali alle ore 20.30 e pomeridiane di giovedì e domenica alle ore 16.
L’ufficio stampa
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25 Novembre 2008