"A DIFFERENT LANGUAGE" DI RENATO GABRIELLI VA IN SCENA ALL'INTERCITY FESTIVAL
  • 10 Giugno 2005
  • Generale
Va in scena al Teatro della Limonaia di Sesto Fiorentino – nell’ambito della 18° edizione dell’Intercity Festival – il 15 e il 16 giugno A different language di Renato Gabrielli la nuova produzione del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia e della scozzese Suspect Culture.

A different language rappresenta il momento finale di un percorso inedito di collaborazione fra due soggetti che si occupano di spettacolo in ambiti e nazioni diverse. Un’esperienza  che lo Stabile ha avviato nel segno di una sempre più decisa collaborazione e confronto sul piano europeo e che  ha coinvolto fin dall’inizio le due strutture “a tutto tondo” mettendone a confronto gli staff organizzativi, gli artisti e infine anche spettatori italiani e inglesi.
Per i produttori e soprattutto per l’autore, il regista Graham Eatough, i protagonisti Sergio Romano e Selina Boyack la sfida infatti è stata quella di confezionare uno spettacolo adatto alle platee di entrambi gli ambiti linguistici e culturali.

A different language armonizza chiave comica e drammatica in un racconto fortemente contemporaneo. La differenza linguistica è al centro dello spettacolo anche a livello metaforico, riferendosi a quella “comunicazione amorosa” in cui spesso ci si perde senza saperne venire a capo… Un tema che lo spettacolo affronta con pudore e cautela, guardando con maggior divertimento invece al “misunderstanding” sul piano letterale.

Una donna e un uomo si incontrano nel vuoto emotivo del Villaggio Globale, un vuoto reso angosciante dal traffico babelico di messaggi virtuali e comunicazione fasulla. Sono figure che molto hanno da condividere con la nostra realtà.
Di loro sappiamo che sono soli e parlano due lingue diverse: si chiameranno Woman e Uomo, altro della loro identità non sarà detto, per l’intero spettacolo. Come accade nelle chat, dove spesso l’assunzione di identità fittizia ci fa sentire protetti e ci consente paradossalmente una lancinante sincerità, così pure per i due protagonisti inizierà un “gioco di ruolo” comico e micidiale dove la posta in palio finale sarà l’inizio di una vera storia d’amore. In una sorte di “cerimonia” i due indosseranno maschere diverse, con le quali si confronteranno reciprocamente, quasi fosse questa l’unica via per fidarsi e sconfiggere la paura d’amare, che attanaglia tutto il nostro mondo, così “razionale”, controllato, globalizzato.
Così Uomo e Woman indosseranno panni diversi: da quelli di Petal e Cinzio, due inibitissimi single alla ricerca dell’“altra metà”, a quelli di due coach-terapeuti di una agenzia d’incontri imbattibili per il training “preparatorio” delirante, a base di test psicologici, lezioni di lingua, portamento, danzaterapia, seduzione… Ma per provare l’amore vero, Uomo e Woman e anche Petal e Cinzio, dovranno abbandonare ogni training o “mascheramento teatrale” per affrontare – come accade a tutte le coppie da che mondo è mondo – il più emozionante e rischioso dei “salti nel vuoto”.

La differenza linguistica, così originalmente sviluppata sul piano drammaturgico (con un testo recitato in parte in italiano e in parte in inglese), si riflette anche negli equilibri della compagnia: un’attrice giovane e di talento come Selina Boyack dà vita all’anglofona protagonista. “Uomo” è invece interpretato da Sergio Romano, uno dei più interessanti attori italiani della sua generazione. Il regista Graham Eatough (uno dei fondatori della compagnia di Suspect Culture) opera su un testo nato dalla penna di Renato Gabrielli, fra i più accreditati autori italiani contemporanei, che ha alle spalle una preziosa esperienza in qualità di drammaturgo del Centro Teatrale Bresciano e un notevolissimo numero di testi già applauditi.

Suspect Culture è una compagnia teatrale itinerante con base a Glasgow composta da un nucleo stabile artistico e amministrativo; ha ottenuto riconoscimenti in Scozia e all’estero per la qualità innovativa e la compiutezza formale del lavoro svolto. Sviluppa i suoi progetti teatrali dall’ideazione, attraverso laboratori, fino alla presentazione in scena, mirando a mettere in atto le proprie idee tematiche e formali in tutti i settori della produzione, oltre che a raccontare nuove storie. Tale percorso è stato seguito anche per A different language, nato da una serie di laboratori che si sono tenuti fra Trieste e Glasgow.
Dopo il successo ottenuto a Glasgow dove ha debuttato nello scorso febbraio e successivamente a Trieste dove è stato uno degli spettacoli più applauditi della stagione del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia, A different language va in scena nuovamente in Italia nell’ambito di Intercity Festival.

Congratulazioni

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