"A DIFFERENT LANGUAGE" DI RENATO GABRIELLI VA IN SCENA ALL'INTERCITY FESTIVAL
Va in scena al Teatro della Limonaia di Sesto Fiorentino – nell’ambito
della 18° edizione dell’Intercity Festival – il 15 e il 16 giugno A different language di Renato Gabrielli la nuova produzione del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia e della scozzese Suspect Culture.
A different language
rappresenta il momento finale di un percorso inedito di collaborazione
fra due soggetti che si occupano di spettacolo in ambiti e nazioni
diverse. Un’esperienza che lo Stabile ha avviato nel segno di una
sempre più decisa collaborazione e confronto sul piano europeo e
che ha coinvolto fin dall’inizio le due strutture “a tutto tondo”
mettendone a confronto gli staff organizzativi, gli artisti e infine
anche spettatori italiani e inglesi.
Per i produttori e soprattutto per l’autore, il regista Graham Eatough,
i protagonisti Sergio Romano e Selina Boyack la sfida infatti è stata
quella di confezionare uno spettacolo adatto alle platee di entrambi
gli ambiti linguistici e culturali.
A different language armonizza
chiave comica e drammatica in un racconto fortemente contemporaneo. La
differenza linguistica è al centro dello spettacolo anche a livello
metaforico, riferendosi a quella “comunicazione amorosa” in cui spesso
ci si perde senza saperne venire a capo… Un tema che lo spettacolo
affronta con pudore e cautela, guardando con maggior divertimento
invece al “misunderstanding” sul piano letterale.
Una donna e un uomo si incontrano nel vuoto emotivo del Villaggio
Globale, un vuoto reso angosciante dal traffico babelico di messaggi
virtuali e comunicazione fasulla. Sono figure che molto hanno da
condividere con la nostra realtà.
Di loro sappiamo che sono soli e parlano due lingue diverse: si
chiameranno Woman e Uomo, altro della loro identità non sarà detto, per
l’intero spettacolo. Come accade nelle chat, dove spesso l’assunzione
di identità fittizia ci fa sentire protetti e ci consente
paradossalmente una lancinante sincerità, così pure per i due
protagonisti inizierà un “gioco di ruolo” comico e micidiale dove la
posta in palio finale sarà l’inizio di una vera storia d’amore. In una
sorte di “cerimonia” i due indosseranno maschere diverse, con le quali
si confronteranno reciprocamente, quasi fosse questa l’unica via per
fidarsi e sconfiggere la paura d’amare, che attanaglia tutto il nostro
mondo, così “razionale”, controllato, globalizzato.
Così Uomo e Woman indosseranno panni diversi: da quelli di Petal e
Cinzio, due inibitissimi single alla ricerca dell’“altra metà”, a
quelli di due coach-terapeuti di una agenzia d’incontri imbattibili per
il training “preparatorio” delirante, a base di test psicologici,
lezioni di lingua, portamento, danzaterapia, seduzione… Ma per provare
l’amore vero, Uomo e Woman e anche Petal e Cinzio, dovranno abbandonare
ogni training o “mascheramento teatrale” per affrontare – come accade a
tutte le coppie da che mondo è mondo – il più emozionante e rischioso
dei “salti nel vuoto”.
La differenza linguistica, così originalmente sviluppata sul piano
drammaturgico (con un testo recitato in parte in italiano e in parte in
inglese), si riflette anche negli equilibri della compagnia: un’attrice
giovane e di talento come Selina Boyack dà vita all’anglofona
protagonista. “Uomo” è invece interpretato da Sergio Romano, uno dei
più interessanti attori italiani della sua generazione. Il regista
Graham Eatough (uno dei fondatori della compagnia di Suspect Culture)
opera su un testo nato dalla penna di Renato Gabrielli, fra i più
accreditati autori italiani contemporanei, che ha alle spalle una
preziosa esperienza in qualità di drammaturgo del Centro Teatrale
Bresciano e un notevolissimo numero di testi già applauditi.
Suspect Culture è una compagnia teatrale itinerante con base a Glasgow
composta da un nucleo stabile artistico e amministrativo; ha ottenuto
riconoscimenti in Scozia e all’estero per la qualità innovativa e la
compiutezza formale del lavoro svolto. Sviluppa i suoi progetti
teatrali dall’ideazione, attraverso laboratori, fino alla presentazione
in scena, mirando a mettere in atto le proprie idee tematiche e formali
in tutti i settori della produzione, oltre che a raccontare nuove
storie. Tale percorso è stato seguito anche per A different language, nato da una serie di laboratori che si sono tenuti fra Trieste e Glasgow.
Dopo il successo ottenuto a Glasgow dove ha debuttato nello scorso
febbraio e successivamente a Trieste dove è stato uno degli spettacoli
più applauditi della stagione del Teatro Stabile del Friuli-Venezia
Giulia, A different language va in scena nuovamente in Italia nell’ambito di Intercity Festival.