UN OMAGGIO ALLA FIGURA DI FRANCO BASAGLIA NEL TRENTENNALE DELLA LEGGE 180: "LA LUCE DI DENTRO"
  • 11 Novembre 2008
  • Generale
Il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia ha sempre posto in luce sia le specificità storiche e culturali, sia le potenzialità degli artisti del territorio: è proprio in questo ambito, e per una pluralità di ragioni, che trova spazio, alla Sala Bartoli, la programmazione de La luce di dentro.
Lo spettacolo, che fa anche parte delle iniziative La Fabbrica del Cambiamento, è inserito “fuori abbonamento” nella programmazione dello Stabile regionale, da giovedì 13 a domenica 16 novembre: per vedere lo spettacolo si possono “spendere” anche le “stelle” dell’abbonamento.

Costruito su un testo di Gianni Fenzi da Claudio Misculin e dagli attori dell’Accademia della Follia diretti da Giuliano Scabia, La luce di dentro non è uno spettacolo “fra i tanti”: è qualcosa di profondo, motivato, un’esperienza forte per pubblico e attori, che obbliga a una partecipazione più disarmata e impetuosa rispetto a quella che dedichiamo a una qualsiasi serata a teatro. È una “lezione”, fin dalle prime righe del programma, che ci parlano di una luce misteriosa e semplice che non tutti sanno vedere, e del coraggio di aprire in noi una porticina, per farcela entrare; parlano di andare a teatro rilassati e di abbandonarci alle sorprese che potrebbero capitare; parlano di rischio, attori “a rischio” che nel rischio vivono amandolo alla follia…

Lo spettacolo è incentrato sulla figura di Franco Basaglia, a cui nel 2008 – anno del trentennale della legge 180 – si fa omaggio, ed è giusto che trovi nella “luce” il suo segno fondante. Non si potrebbero infatti racchiudere in poche parole, o nelle dinamiche di una piéce, tutte le vicende, le figure, gli avvenimenti, il complesso cambiamento che la Legge Basaglia ha indotto in questi decenni. Si può però condensarne il senso in un’immagine: quella del passaggio da una grigia città chiusa, murata, prigioniera, a una libera esplosione di luci, colori, potenzialità. Celare, negare dietro una sofferenza priva di luce, di diritti e di dignità, o piuttosto esprimere, conoscere, abbracciare una verità che ¬certo possiede un proprio profilo di fragilità… ma perché non volerne vedere anche la ricchezza, la generosità, il valore? Perché non guardare all’apporto prezioso di persone che – abbattute quelle mura – hanno ricominciato a “succedere, divenire, vivere”?

È questa la luce che Franco Basaglia ha liberato, e che viaggia ora anche sul palcoscenico della Sala Bartoli, inducendo a riflettere sull’atto di un uomo che “cavalcando un azzurro, matto cavallo (…) ha trasformato, dopo averlo attraversato, l’impossibile in possibile”.

Claudio Misculin sarà nei panni di Basaglia ai tempi di Marco Cavallo, attorniato dagli attori dell’Accademia, diretti da Giuliano Scabia, un artista che ha vissuto e conosciuto davvero quei tempi, che ha attraversato l’avanguardia, costruito un proprio poetico linguaggio d’autore e regista, capace di rara profondità, fantasia, delicatezza: dimensioni irrinunciabili per seguire la scia di simbolico azzurro di Marco Cavallo, del quale sentiremo risuonare i canti…
Su quella scia si muoveranno ben undici interpreti, provenienti da quell’Accademia il cui primo nucleo è nato all’interno dell’ ex ospedale psichiatrico di Trieste proprio mentre le sue mura venivano abbattute. Il fondatore è Claudio Misculin, artista, attore e regista, che si trovava lì, a far parte del “grande sogno”. Dopo una pausa nel teatro tradizionale, Misculin ha proseguito con vigore la sua ricerca che confluisce nel Velemir Teatro (1983) e poi nel 1992 nell’Accademia della Follia. Un progetto teatrale e culturale costituito da attori a rischio, un’esperienza singolare-universale: «Qui – spiega – la sofferenza individuale trova lo spazio delle parole e dei gesti. Poter fare, fare con senso. Qui il teatro diventa terreno comune per agire la diversità e la sua trasformazione. Qui, per finire o per incominciare, si opera ai confini: geografici, culturali, etnici, di generazione, di centralità e marginalità, di rischio personale, di gruppo, di età, di status sociale». Qui – diremmo noi ¬–¬ s’impara a raccontare e ad alimentare, anche nel nostro mondo frettoloso e distratto, l’indispensabile, vitale magia della “Fabbrica della Luce”.

Lo spettacolo La luce di dentro resta in scena al Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia dal 13 al 16 novembre e va in scena sempre alle ore 21 tranne di domenica, quando la recita è pomeridiana e inizia alle ore 17.

La luce di dentro è uno spettacolo di Giuliano Scabia in collaborazione con Claudio Misculin e l’Accademia della Follia. Il testo è di Gianni Fenzi arricchito di inserti di Alda Merini, Umberto Saba, Peppe Dell’Acqua, Misculin e Scabia e di Darko Kuzma.
Ascolteremo i canti di Marco Cavallo, le coreografie sono di Cristiana Fusillo, la testa di Marco Cavallo è di Diego Iaconfcic.
Gli interpreti, assieme a Claudio Misculin, sono Giuseppe Denti, Donatella Di Gilio, Pino Feminiano, Francesca Hagelskampf, Darko Kuzma, Sabrina Nonne, Gabriele Palmano detto Charlie, Arianna Rossi, Andrea Zelesnikar.

Congratulazioni

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