SPIRITO SUDAMERICANO E PARIGINO S'INTRECCIANO NEL MUSICAL DI ARIAS E PIOVANI "CONCHA BONITA"
- 20 Febbraio 2007
- Generale
Una favola musicale moderna. In cui
alla dimensione sognante della tradizione si coniugano una verve
ironica attualissima, qualche tema dagli accenti un po’scabrosi
– anche se ormai assai presenti nella nostra quotidianità – il sale
dell’intelligenza e dell’acutezza con cui vengono trattati.
Così la favola sulla pagina: se poi sul palcoscenico prende corpo grazie all’irruente genio creativo di un regista come Alfredo Arias, alla sensibilità musicale di un compositore come il Premio Oscar Nicola Piovani, all’apporto appassionato e tecnicamente ineccepibile di un cast di livello composto da Gennaro Cannavacciuolo, Mauro Gioia, Sandra Guido, Antonio Interlandi, Sibilla Malara, Alejandra Radano e Gabriella Zanchi… Allora il risultato è Concha Bonita, “commedia fantastica in musica” che fin dal suo debutto a Parigi due anni orsono, ha raccolto l’entusiasmo unanime della critica e delle platee europee.
Scritta da Alfredo Arias e da René de Ceccatty, realizzato in versione italiana dall’ormai collaudatissima coppia Cerami & Piovani, musicata da Nicola Piovani, Concha Bonita mantiene e intreccia costantemente l’anima argentina e quella europea, dimensioni che appartengono profondamente allo stesso Arias e che si esprimono in una storia che trae la sua linfa sia dallo spirito sudamericano che da quello sognante della Ville lumière… Lo stesso coinvolgente mix si traduce nelle musiche di scena, attraverso una partitura che passa con raffinatezza dal rock al tango, dalla zarzuela al mambo, dal melodramma alla rumba.
Il tutto per raccontare la storia di una persona, anch’essa divisa fra due paesi, due vite, due storie, addirittura due identità sessuali… Concha è infatti anche Pablo: anzi, prima di tutto è Pablo, un calciatore argentino, che viveva di pallone e nella sua città aveva un amore…
L’incontro con la vita, i sentieri della sensualità e la cultura parigina però lo hanno trasformato in Concha. Una donna, bellissima, fatale, ammirata, tanto da meritare il soprannome di “Bonita”. Una nuova chance dunque, una nuova storia, una pagina bianca tutta da scrivere, magari riempiendola di sogni realizzati.
Infatti quando la incontriamo a Parigi, Concha è una vedette di successo, vive con due uomini – il suo parrucchiere gay Carlo (Gennaro Cannavacciuolo) e Raimundo (Mauro Gioia) – e narra di una vita di seduzioni e amore, ricca di conquiste, doni, e coronata addirittura dall’amore di un vecchio signore italiano, che le ha lasciato una cospicua eredità.
A turbare questo felice equilibrio – come in tutte le favole – anche nella fiaba densa di humor e trasgressione di Concha Bonita deve giungere un imprevisto: e per Concha l’imprevisto giunge dal passato. Sulle tracce di Pablo – ignare della sua trasformazione esistenziale – giungono infatti a Parigi la candida Myriam, che era stata sua compagna in Argentina, e Dolly, il frutto del loro amore giovanile, che ormai è una adolescente e che reclama i propri diritti.
E passando attraverso molti equivoci, accompagnati da sfumature divertenti e induzioni acute si assiste a una impensabile ricomposizione del nucleo familiare attorno a Concha, figura che – ritrovando malinconicamente il passato profilo maschile o illuminandosi di quello proprio, femminile – riesce comunque ormai a dominare la vita, sia pure essa colorata e imprevedibile.
L’idea di costruire uno spettacolo intorno al favoloso destino di Concha Bonita era da tempo nei progetti di Alfredo Arias e trovò la sua genesi iniziale con la messa in scena “en travesti” de Le serve di Jean Genet. Mentre forse era già presente in nuce l’idea dello spettacolo anche durante la messinscena del Pallido oggetto del desiderio, che creò proprio per il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia, raccontandovi la storia di una femme fatale – non a caso chiamata anche lei Concha – in una dimensione costantemente oscillante fra sogno e realtà. Ma per la realizzazione di Concha Bonita, è stato determinante soprattutto l’incontro del regista con il compositore premio Oscar Nicola Piovani.
Ne è nato uno spettacolo insolito, sospeso a metà tra la fiaba e la commedia, sulla scia di un concerto recitato, che individua un percorso musicale ricchissimo di contaminazioni. Un felice connubio dunque, che ha permesso al regista attraverso il ricorso a stilemi semplici e popolari, tipici della commedia musicale, le variazioni su un argomento per sua natura delicato e sempre rischioso nel trasporto in scena, quale la sessualità, le sue possibili dinamiche di trasformazione e le implicazioni conseguenti dell’essere padre o madre.
Concha Bonita ha la grande preziosità di offrirsi in diversi – e comunque validi – piani di lettura: è musical e commedia degli equivoci; è un’opera surreale sulla fatuità delle apparenze, ma è anche una fotografia ricca di humor e non troppo paradossale di come potrebbe essere il nostro più prossimo futuro; la si può leggere come una fiaba un po’ eversiva, ma anche – o forse soprattutto – come una celebrazione del teatro con i suoi trasformismi e le sue recite, la sua “imitazione” della vita vera, i suoi travestimenti a oltranza e le tante citazioni dal varietà a Wanda Osiris, al music hall la cui sensualità e seduttività Arias tanto ama…
Col grande messaggio finale del non avere paura a guardarsi dentro, perché – come dice il regista – «possiamo spingerci fino in fondo alle nostre fantasie, senza creare catastrofi nella vita di nessuno, trovando nuove strade per gli affetti e rispettando l’innocenza degli altri».
Sulla scena un cast di grande bravura e gli straordinari musicisti dell’Orchestra Aracoeli. Nel cast figurano i nomi di Gennaro Cannavacciuolo (Carlo), Mauro Gioia (Raimundo), Sandra Guido (Myriam), Sibilla Malara (Dolly), Antonio Interlandi (Pablo), Alejandra Radano (Concha), Gabriella Zanchi (Evaavabette).
Fanno invece parte dell’Orchestra Aracoeli – di cui è direttore e pianista Enrico Arias – Ivan Gambini e Giacomo Sebastianelli (percussioni), Marina Cesari/Massimo Jean Gambini (clarinetto), Giovanni Comanducci (tromba), Marco Lo Russo (fisarmonica), Pasquale Filastò/Tiziano Zanotti/Giovanna Famulari (violoncello e chitarra), Gianluca Pallocca/Giuseppe Blanco (contrabbasso), Oreste Soldano (batteria), Alessio Alberghini (flauti e sax).
Prodotto dal Teatro Ambra Jovinelli e dalla Compagnia della Luna Concha Bonita si avvale del libretto di Alfredo Arias e di René de Ceccatty nella versione italiana di Cerami&Piovani, delle musiche di Nicola Piovani ed è diretto da Alfredo Arias. Le scene sono di Francesco Banchieri, il sortilegio di colori e stoffe dei costumi è opera di Françoise Tournafond, le luci sono di Cesare Accetta, mentre ha curato trucco e parrucche Jean-Luc Don Vito.
Concha Bonita ha vinto il Premio Eti Gli Olimpici del Teatro 2005, come migliore commedia musicale.
Lo spettacolo va in scena giovedì 22, venerdì 23 e sabato 24 febbraio alle ore 20.30 e domenica 25 febbraio alle ore 16, nell’ambito del cartellone Musical & grandi eventi del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia.
La stagione Musical & grandi eventi del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia viene realizzata con il contributo della Fondazione CrTrieste e della Camera di Commercio di Trieste.
Acquisti e informazioni presso la Biglietteria del Politeama Rossetti (da lunedì a sabato 8.30-12.30, 15.30-19), il Ticket Point di Corso Italia (giorni feriali 8.30-12.30, 15.30-19) e Agenzia Pansepol (via del Monte, 2) Agenzia Bagolandia (Via San Marco, 45) e presso le agenzie di Muggia (Agenzia Peekabooh), Monfalcone (Agenzia Universal), Gorizia (Agenzia Appiani), San Vito al Tagliamento (Agenzia Medina Viaggi) e presso le Agenzie del circuito Charta presenti sul territorio nazionale (elenco sul sito del Teatro). Informazioni anche sul sito www.ilrossetti.it. e al tel. 040/3593511.
Così la favola sulla pagina: se poi sul palcoscenico prende corpo grazie all’irruente genio creativo di un regista come Alfredo Arias, alla sensibilità musicale di un compositore come il Premio Oscar Nicola Piovani, all’apporto appassionato e tecnicamente ineccepibile di un cast di livello composto da Gennaro Cannavacciuolo, Mauro Gioia, Sandra Guido, Antonio Interlandi, Sibilla Malara, Alejandra Radano e Gabriella Zanchi… Allora il risultato è Concha Bonita, “commedia fantastica in musica” che fin dal suo debutto a Parigi due anni orsono, ha raccolto l’entusiasmo unanime della critica e delle platee europee.
Scritta da Alfredo Arias e da René de Ceccatty, realizzato in versione italiana dall’ormai collaudatissima coppia Cerami & Piovani, musicata da Nicola Piovani, Concha Bonita mantiene e intreccia costantemente l’anima argentina e quella europea, dimensioni che appartengono profondamente allo stesso Arias e che si esprimono in una storia che trae la sua linfa sia dallo spirito sudamericano che da quello sognante della Ville lumière… Lo stesso coinvolgente mix si traduce nelle musiche di scena, attraverso una partitura che passa con raffinatezza dal rock al tango, dalla zarzuela al mambo, dal melodramma alla rumba.
Il tutto per raccontare la storia di una persona, anch’essa divisa fra due paesi, due vite, due storie, addirittura due identità sessuali… Concha è infatti anche Pablo: anzi, prima di tutto è Pablo, un calciatore argentino, che viveva di pallone e nella sua città aveva un amore…
L’incontro con la vita, i sentieri della sensualità e la cultura parigina però lo hanno trasformato in Concha. Una donna, bellissima, fatale, ammirata, tanto da meritare il soprannome di “Bonita”. Una nuova chance dunque, una nuova storia, una pagina bianca tutta da scrivere, magari riempiendola di sogni realizzati.
Infatti quando la incontriamo a Parigi, Concha è una vedette di successo, vive con due uomini – il suo parrucchiere gay Carlo (Gennaro Cannavacciuolo) e Raimundo (Mauro Gioia) – e narra di una vita di seduzioni e amore, ricca di conquiste, doni, e coronata addirittura dall’amore di un vecchio signore italiano, che le ha lasciato una cospicua eredità.
A turbare questo felice equilibrio – come in tutte le favole – anche nella fiaba densa di humor e trasgressione di Concha Bonita deve giungere un imprevisto: e per Concha l’imprevisto giunge dal passato. Sulle tracce di Pablo – ignare della sua trasformazione esistenziale – giungono infatti a Parigi la candida Myriam, che era stata sua compagna in Argentina, e Dolly, il frutto del loro amore giovanile, che ormai è una adolescente e che reclama i propri diritti.
E passando attraverso molti equivoci, accompagnati da sfumature divertenti e induzioni acute si assiste a una impensabile ricomposizione del nucleo familiare attorno a Concha, figura che – ritrovando malinconicamente il passato profilo maschile o illuminandosi di quello proprio, femminile – riesce comunque ormai a dominare la vita, sia pure essa colorata e imprevedibile.
L’idea di costruire uno spettacolo intorno al favoloso destino di Concha Bonita era da tempo nei progetti di Alfredo Arias e trovò la sua genesi iniziale con la messa in scena “en travesti” de Le serve di Jean Genet. Mentre forse era già presente in nuce l’idea dello spettacolo anche durante la messinscena del Pallido oggetto del desiderio, che creò proprio per il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia, raccontandovi la storia di una femme fatale – non a caso chiamata anche lei Concha – in una dimensione costantemente oscillante fra sogno e realtà. Ma per la realizzazione di Concha Bonita, è stato determinante soprattutto l’incontro del regista con il compositore premio Oscar Nicola Piovani.
Ne è nato uno spettacolo insolito, sospeso a metà tra la fiaba e la commedia, sulla scia di un concerto recitato, che individua un percorso musicale ricchissimo di contaminazioni. Un felice connubio dunque, che ha permesso al regista attraverso il ricorso a stilemi semplici e popolari, tipici della commedia musicale, le variazioni su un argomento per sua natura delicato e sempre rischioso nel trasporto in scena, quale la sessualità, le sue possibili dinamiche di trasformazione e le implicazioni conseguenti dell’essere padre o madre.
Concha Bonita ha la grande preziosità di offrirsi in diversi – e comunque validi – piani di lettura: è musical e commedia degli equivoci; è un’opera surreale sulla fatuità delle apparenze, ma è anche una fotografia ricca di humor e non troppo paradossale di come potrebbe essere il nostro più prossimo futuro; la si può leggere come una fiaba un po’ eversiva, ma anche – o forse soprattutto – come una celebrazione del teatro con i suoi trasformismi e le sue recite, la sua “imitazione” della vita vera, i suoi travestimenti a oltranza e le tante citazioni dal varietà a Wanda Osiris, al music hall la cui sensualità e seduttività Arias tanto ama…
Col grande messaggio finale del non avere paura a guardarsi dentro, perché – come dice il regista – «possiamo spingerci fino in fondo alle nostre fantasie, senza creare catastrofi nella vita di nessuno, trovando nuove strade per gli affetti e rispettando l’innocenza degli altri».
Sulla scena un cast di grande bravura e gli straordinari musicisti dell’Orchestra Aracoeli. Nel cast figurano i nomi di Gennaro Cannavacciuolo (Carlo), Mauro Gioia (Raimundo), Sandra Guido (Myriam), Sibilla Malara (Dolly), Antonio Interlandi (Pablo), Alejandra Radano (Concha), Gabriella Zanchi (Evaavabette).
Fanno invece parte dell’Orchestra Aracoeli – di cui è direttore e pianista Enrico Arias – Ivan Gambini e Giacomo Sebastianelli (percussioni), Marina Cesari/Massimo Jean Gambini (clarinetto), Giovanni Comanducci (tromba), Marco Lo Russo (fisarmonica), Pasquale Filastò/Tiziano Zanotti/Giovanna Famulari (violoncello e chitarra), Gianluca Pallocca/Giuseppe Blanco (contrabbasso), Oreste Soldano (batteria), Alessio Alberghini (flauti e sax).
Prodotto dal Teatro Ambra Jovinelli e dalla Compagnia della Luna Concha Bonita si avvale del libretto di Alfredo Arias e di René de Ceccatty nella versione italiana di Cerami&Piovani, delle musiche di Nicola Piovani ed è diretto da Alfredo Arias. Le scene sono di Francesco Banchieri, il sortilegio di colori e stoffe dei costumi è opera di Françoise Tournafond, le luci sono di Cesare Accetta, mentre ha curato trucco e parrucche Jean-Luc Don Vito.
Concha Bonita ha vinto il Premio Eti Gli Olimpici del Teatro 2005, come migliore commedia musicale.
Lo spettacolo va in scena giovedì 22, venerdì 23 e sabato 24 febbraio alle ore 20.30 e domenica 25 febbraio alle ore 16, nell’ambito del cartellone Musical & grandi eventi del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia.
La stagione Musical & grandi eventi del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia viene realizzata con il contributo della Fondazione CrTrieste e della Camera di Commercio di Trieste.
Acquisti e informazioni presso la Biglietteria del Politeama Rossetti (da lunedì a sabato 8.30-12.30, 15.30-19), il Ticket Point di Corso Italia (giorni feriali 8.30-12.30, 15.30-19) e Agenzia Pansepol (via del Monte, 2) Agenzia Bagolandia (Via San Marco, 45) e presso le agenzie di Muggia (Agenzia Peekabooh), Monfalcone (Agenzia Universal), Gorizia (Agenzia Appiani), San Vito al Tagliamento (Agenzia Medina Viaggi) e presso le Agenzie del circuito Charta presenti sul territorio nazionale (elenco sul sito del Teatro). Informazioni anche sul sito www.ilrossetti.it. e al tel. 040/3593511.
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16 Febbraio 2007