PROSEGUE CON UNA NUOVA PRODUZIONE DI ARTEFFETTO DANZA, LA RASSEGNA "TRIESTE PER LA DANZA 2008"
  • 19 Maggio 2008
  • Generale
Inaugurata con successo da Ritratti di cinema, della CRDL/Compagnia di Mvula Sungani, la rassegna Trieste per la danza 2008 - danza & dintorni contemporanei, che la Compagnia ArteffettoDanza organizza assieme al Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia – riprende mercoledì 21 maggio, con un nuovo appuntamento, molto interessante.

Si tratta infatti di una nuova produzione della Compagnia ArteffettoDanza, nata proprio per il Festival e presentata per la prima volta al pubblico: il lavoro si intitola Tu che tagliavi fiori di polistirolo ed è una coreografia della ballerina milanese Valentina Moar, che ne è anche interprete.

Per la Moar, che per la prima volta crea una coreografia per sé stessa, ogni opera d’arte dovrebbe essere legata alla vita: il tema su cui incentra il suo assolo parla probabilmente del più forte legame che ci sia nell’esistenza di una persona, quello con la propria madre.

«Il bisogno di creare per la prima volta un assolo, intimamente mio nella sua totalità, si unisce al desiderio di creare con la mia arte un dono per la persona forse più importante della mia vita» ammette infatti Valentina Moar, e prosegue «Non sarà di certo una celebrazione della figura materna, né una biografia, e nulla di strettamente autobiografico. Ma neanche porto sulla scena nulla di inventato. Sarà il sé della donna (donna = mia madre, donna = me stessa) il centro e il punto di partenza, saranno i ritmi e le frontiere della donna che si interrogano. Una “patria”. Da cui si nasce, ci si stacca, e a cui in qualche modo si ritorna. In questo progetto mi metto in movimento per interrogarmi e interrogare i miei mille dubbi e certezze sparpagliati, partendo sempre dal mio vissuto personale, esplorando la sua interazione con il movimento, in una coreografia che si elabora attraverso le associazioni emotive e sensoriali in un tema dato: la presenza di mia madre dentro e fuori di me, la “patria”».

Nella creazione dell’assolo, la Moar è partita col porsi delle domande, senza necessariamente rispondersi, ma cercando di comprendersi, è ricorsa anche alla scrittura di testi, di brevi poesie, di frammenti di pensieri, all’immagine di fotografie e ritratti, ad oggetti quotidiani che hanno il potere di ricondurla indietro nel tempo… Poi il movimento (numerosi stati emotivi influenzano e determinano il movimento), che segue senza mai perdere di vista il fil rouge della pièce, e quindi il danzare con le sue stesse radici.
Ecco allora che la sua danza le dona anche – come donna e figlia – la possibilità di interrogare, attraverso ballando, un sentimento profondo di appartenenza e di “abbandono”.
«Come coreografa e danzatrice – spiega ¬– la sfida è stata quella di trovare i legami tra la gestualità e l’emozione: per quali vie passa necessariamente la creazione coreografica?»

Tu che tagliavi fiori di polistirolo non è propriamente il racconto della vita della madre della ballerina, ma vuol restituire uno sguardo dentro la figlia e la madre, sui suoi desideri, le sue aspettative, le sue paure, il senso di perdita, la femminilità, la vulnerabilità, ma anche la sua forza, l’ironia, la leggerezza, l’amore per i figli, e i condizionamenti sociali e sessuali.
«Mi ritrovo io in prima persona a vivere tutto ciò – commenta la coreografa – in quanto contengo in me il seme genetico e affettivo: a volte mostro tutto questo, lo “dico”, lo rivivo anch’io con la stessa intensità, altre volte invece mi ribello e cerco il contrasto e il rifiuto in me di certe pulsioni, altre ancora resto fuori a osservare, prendendo una certa distanza, creando quello spazio di lontananza necessario per riaffermare le differenze o per entrare in una soglia di protezione; oppure sono io, in prima persona, che le parlo, lei interlocutrice silenziosa e invisibile di una figlia che le si appella, in una forte tensione emotiva che è quella che ci lega. (…). Quindi si potrà presentare un volto preciso, oppure immagini, pezzi di un corpo di donna, madre, bambina, amante, amica, articolati o essenziali, che si rivelano per poi scomparire, o ritornare più avanti. Non sono donne diverse, ma aspetti diversi della stessa donna, diverse personalità, diversi periodi di vita, tutti campi apparentemente ai margini degli eventi: non i fatti immanenti che determinano una vita, ma come questi fatti vengono vissuti dalla psiche e quindi dal corpo. Credo di aver fatto come tema di elezione l’ossimoro di mostrare l’invisibile.
Una donna, una danzatrice. I suoi movimenti tagliano lo spazio e lo abitano, la sua voce evoca un passato che ancora risuona, o un presente riflessivo, o un commento fine a se stesso».

Il linguaggio coreografico di Valentina Moar cerca è una koinée di movimenti istintivi, come se scaturissero da un’energia pura e in un disordine apparente, e di una gestualità molto controllata, a volte minimalista, a volte sensuale, ma sempre molto raffinata.
«Voglio produrre qualcosa da dare a un pubblico – sostiene la ballerina – lavoro sulla poesia, e non necessariamente su una storia, per poter comunicare un’emozione che il pubblico possa accogliere e completare secondo il suo libero arbitrio»

Nello spettacolo sarà presente anche la parola: ci saranno momenti in cui la forza dell’espressione verbale prevale, e altri momenti in cui invece la parola si unisce alla danza in un dialogo di botta e risposta e di interazione fra corpo e voce, il gesto che continua la parola, la parola che continua il gesto.
Per l’artista infatti il linguaggio non è altro che un punto di ingresso alternativo nella visione delle cose e del sentire. La parola che porta in scena conserva una sua fisicità legata al corpo, al respiro e ai tempi della danza e spesso ha un suono straniero.

Parola, movimento, ritmo, tutte tessere di un mosaico che andrà a costruire un intenso universo di emozioni, che renderanno questo balletto coinvolgente e davvero unico: ambientato in uno spazio che potrebbe essere letto come interno ambientale (una stanza o una casa) ma anche come luogo intimo, dell’anima, Tu che tagliavi fiori di polistirolo si avvale dei costumi e delle scenografie di Valentina Moar (già regista coreografa e interprete dello spettacolo), dei testi della stessa Moar e di Mauro Masia. Le musiche sono di Anthony and the Johnsons, Tindersticks, Cocorosie, Tom Waits, Mina, Arvö Part, Gorecki con inserti originali del fisarmonicista Claudio Faretto, eseguiti in scena dal vivo. Il disegno luci è firmato infine da Roberto Passati.

Valentina Moar nasce a Milano nel 1977, si forma come danzatrice principalmente a Milano, dove frequenta i corsi all'Atelier di Teatrodanza della Scuola d'Arte Drammatica Paolo Grassi, e a Venezia, dove è selezionata da Carolyn Carlson per i corsi di specializzazione coreografica dell'Accademia di Danza della Biennale di Venezia. Contemporaneamente si laurea in Lingue e Letterature straniere presso l'Università Statale di Milano nell'indirizzo di storia del teatro. Dal 1997 inizia un'intensa attività che la porta a calcare i palcoscenici della danza contemporanea nazionale e internazionale (come esempi, Opernhaus di Zurigo, Tanzhaus NRW di Düsseldorf, Tramway Theatre Glasgow, Festival Waves di Vordingborg, Festival de la Cité di Losanna, Tanzhaus di Zurigo, Cinema Teatro di Chiasso, Roxy Theater di Basilea, TheaterLabor di Bielefeld, Festival di Danza La Biennale di Venezia, Festival dei Due Mondi di Spoleto, Festival OrienteOccidente Rovereto, Festival in Pelle, Teatro Comunale di Modena, Teatro Dal Verme Milano, Teatro Filodrammatici di Milano, Mittelfest) in più di una trentina di spettacoli.
Dal 1997 danza per quattro anni nella Compagnia sovvenzionata Materiali Resistenti Dance Factory di Ivan Manzoni nelle produzioni Atavica, L'Esempio del Blu, Materiali Resistenti e nella produzione mondiale Waterwall.
Nel 2001 danza nella creazione di Susanne Linke Come saper inciampare o l'arte di cadere per l' Atelier di teatrodanza Paolo Grassi di Milano, e nel 2002 danza e recita una parte improvvisata nell'assolo Délir defait del canadese Benoît Lachambre alla Biennale Danza di Venezia.
Come danzatrice free lance, danza per diverse compagnie in Svizzera e Germania.
Da sei anni collabora assiduamente col tedesco The Roof-TanzRaum dei coreografi Avi Kaiser e Sergio Antonino in coproduzioni italo-tedesche (Behema e Cave Canem) e creazioni per festival in Germania (Dusseldorf, Hannover).
Dal 2005 danza nelle produzioni della coreografa svizzera Tiziana Arnaboldi.
Nel 2007 inizia una proficua collaborazione artistica per quanto riguarda la rivisitazione coreografica delle opere con la compagnia bolognese Opificio d'Arte Scenica del regista Gabriele Duma e del drammaturgo e scenografo Andrea Stanisci, che si pone come obiettivo il riadattamento teatrale della tradizione d'opera. Per questo recita, crea le coreografie e danza in Mozart (2007) e in Aida, di come la guerra seppellisce l'amore (2008).
Dal 2004 ad oggi sperimenta la danza verticale con la compagnia Il Posto di Venezia (coreografa Wanda Moretti), i cui punti focali stanno nell'utilizzo del luogo nel quale si realizza, e quindi sono state create coreografie su spazi verticali danzando su facciate di edifici, ponti, torri, chiostri, ma anche teatri ed edifici industriali.
Danza in performances per artisti visivi (ad esempio Bridging Lines, installazioni dell'artista polacco Antony Malinowski, o Divisioni del corpo, spettacolo multimediale di artisti del Conservatorio Tartini di Trieste) e in gallerie d'arte (ad esempio, Der schweigende Bote al Wilhelm Lehmbruck Museum di Duisburg nel 2006).
Collabora da due anni come modella e danzatrice col fotografo americano Hal Eastman per i progetti Dancessence (di cui è anche assistente artistica) e VeniceDance, finalizzati alla realizzazione di cataloghi e libri artistici, mostre fotografiche e stampe in edizione limitata (casa editrice Peregrine Images, California).

Per il Festival Trieste per la danza 2008 i biglietti sono già singolarmente in vendita al prezzo di €15 (Interi) con una riduzione per gli abbonati dello Stabile regionale e gli Under 25 a € 12. È possibile anche acquistare l’abbonamento all’intero cartellone ad un prezzo di € 30 con una riduzione a € 24 per gli abbonati dello Stabile regionale e gli Under 25.

Il prossimo appuntamento del Festival sarà Stripped della Zagreb Dance Company, sabato 24 e domenica 25 maggio.

I biglietti si acquistano presso i consueti punti vendita della Biglietteria del Politeama Rossetti (da martedì a sabato 8.30-12.30, 15.30-19) e del Ticket Point di Corso Italia (giorni feriali 8.30-12.30, 15.30-19) e presso Agenzia Bagolandia (via S.Marco 45, da lunedì a venerdì 9-13 e 16-19; sabato 9-12), Agenzia Peekabooh (Muggia, Riva De Amicis, 21, da lunedì a venerdì 9-12.30, 16-19; sabato 9-12) e presso le agenzie di Monfalcone (Agenzia Universal), Gorizia (Agenzia Appiani), San Vito al Tagliamento (Agenzia Medina Viaggi), Udine (Biglietteria del Teatro Nuovo Giovanni da Udine), Venezia (Agenzie IAT di Piazzale Roma, San Marco e Bookshop di Venice Pavillon), Mestre (Agenzia Felicità Viaggi), Vittorio Veneto (Agenzia Medina Viaggi) e Vicenza (Agenzia Vicenza.com) e presso le altre Agenzie del Circuito Charta presenti sul territorio nazionale (elenco sul sito del Teatro). Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito www.ilrossetti.it. e al tel. 040/3593511.

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