MARLENE DIETRICH RIVIVE SUL PALCOSCENICO DEL POLITEAMA ROSSETTI IN UNO SPETTACOLO CON PAMELA VILLORESI E ORSO MARIA GUERINI
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13 Dicembre 2008
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Generale
Martedì 16 e mercoledì 17 dicembre al
Politeama Rossetti, appuntamento con il fascio della diva più grande,
Marlene Dietrich, che rivivremo grazie al talento di u autore
contemporaneo appassionato e di un’attrice intensa come Pamela
Villoresi. Lo spettacolo è inserito nel cartellone altripercorsi.
«Già con la sola sua voce potrebbe spezzarti il cuore. Ma ha anche un
corpo stupendo e il volto di una bellezza senza tempo» disse di lei
Ernest Hemingway... E non fu il solo, il grande scrittore, a restare
ammaliato da Marlene Dietrich. Il mistero di una bellezza assolutamente
singolare, lontana da ogni canone, la seduzione di una voce
conturbante, l’appeal di un’intelligenza sottile e raffinata, fecero di
lei la prima moderna icona di bellezza, forse la più significativa e
imponente del Novecento.
Marlene, lo spettacolo scritto da Giuseppe Manfridi che va in scena nell’interpretazione di Pamela Villoresi diretta da Maurizio Panici,
riflette – ritraendo la diva nel momento in cui inizia il suo declino –
proprio sulla sua ineguagliabile figura e sulla nostra paradossale
necessità di crearci dei miti. Ne decretiamo il successo con fanatismo,
li innalziamo per poi condannarli con implacabile ferocia alla
decadenza, quando il tempo ne intacca lo splendore, quasi a punirli
della loro umanità…
Grazie all’apporto di un’attrice toccante, come Pamela Villoresi (che il pubblico dello Stabile regionale ha applaudito spesso, menzioniamo almeno le sue prove negli strehleriani Il Campiello e Le baruffe chiozzotte)
Marlene Dietrich rivivrà tre momenti cruciali della sua parabola
artistica e umana. Lo spettacolo ci pone al cospetto della diva nella
Londra del 1954: è la prima volta che Marlene si trova in difficoltà,
con Hollywood che sembra averle voltato le spalle. Lei però non demorde
e trova nel teatro un’occasione importante di riscatto. La scena si
svolge nella lussuosa suite d’albergo in cui è alloggiata, mentre
attende di esibirsi davanti all’esauritissima platea del Café de Paris.
Del recital e della carriera dialoga con il suo mentore e pigmalione,
Joseph von Strasberg, il regista dell’Angelo azzurro, assieme al quale evoca il provino che le valse il ruolo di Lola.
Come in un viaggio attraverso il tempo, Marlene ci appare nuovamente
sei anni più tardi, nel 1960. È a Berlino in un camerino teatrale, e
mancano poche ore all’inizio di un suo concerto. L’emozione del ritorno
nella capitale tedesca dopo molto tempo, s’intreccia alla tensione
erotica che stringe l’attrice a Burt Bacharach, allora trentenne,
musicista tanto avvenente quanto ancora poco noto, e curatore delle più
belle orchestrazioni dei suoi concerti.
Né la passione per l’arte né la forza della seduzione però, riescono a
salvare la diva dal vortice discendente in cui la incontriamo nel terzo
momento dello spettacolo, ambientato a Toronto nel 1975. La Dietrich è
ormai limitata da dolori fisici e dalla dipendenza dall’alcool: lavora
ancora, ma è costretta a esibirsi negli stessi alberghi in cui risiede.
A pochi minuti dal “chi è di scena” si accende un duro faccia a faccia
con la figlia Kater, a cui la lega una reciprocità malata, di amore e
odio. Un confronto impietoso, anche beffardo, giocato fra estremismi,
fra fragilità e assolutismo, a cui porrà fine soltanto una nuova
apparizione di Von Strasberg, che si rivela quale un Mefistofele a cui
Marlene avrebbe offerto tutta l’esistenza in cambio d’un successo senza
tramonto.
«Marlene è
uno spettacolo violento, crudo che esce dai consueti canoni di teatro
minimale – spiega il regista Panici – e si propone come una grande
tragedia. Si presenta, a tutti gli effetti, come un testo di matrice
shakespeariana: sono le passioni che muovono l’uomo, non c’è alcuna
forma di giudizio. È una tragedia in cui tutto è scritto secondo una
visione naturalistica; perché la natura è insieme violenta, eccessiva,
generosa nella sua grandezza. Uno spettacolo che, per questo, abbiamo
voluto caratterizzare con i toni del bianco e del nero, con luci e
ombre in uno svelarsi e risvelarsi dell’animo dei protagonisti in
continua e dolorosa ricerca; sono esseri umani che non riescono a
chiudere, che inseguono una felicità sfuggente».
Prodotto da Associazione Teatrale Pistoiese e Argot Produzioni, Marlene
è una novità assoluta di Giuseppe Manfridi, diretto da Maurizio Panici
e interpretato da Pamela Villoresi e David Sebasti. Completano il cast
Silvia Budri e Cristina Sebastianelli.
Lo spettacolo si avvale della partecipazione di Orso Maria Guerini.
Il progetto scenico è di Andrea Taddei, i costumi sono di Lucia Mariani, le musiche originali di Luciano Valvolo.
Solo due date al Politeama Rossetti il 16 e il 17 dicembre alle 20.30.
L’ufficio stampa