"ARLECCHINO SERVITORE DI DUE PADRONI" CON LA REGIA DI GIORGIO STREHLER, È IN SCENA AL TEATRO STABILE REGIONALE
- 18 Marzo 2007
- Generale
Sarà un’emozione indimenticabile applaudire il personaggio teatrale più amato e noto al mondo: si tratta ovviamente di Arlecchino,
anzi di quel particolare Arlecchino in cui si fondono il genio
drammaturgico di Carlo Goldoni e quello scenico di Giorgio Strehler.
Per la prima volta il celeberrimo allestimento del Piccolo Teatro di Milano arriva a Trieste, ospite – per la stagione Prosa – del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia che con questo appuntamento intende fare omaggio a Carlo Goldoni nel trecentesimo anniversario della sua nascita, che avvenne il 25 febbraio del 1707.
Sessant’anni fa, nel 1947 Arlecchino servitore di due padroni esordiva al Piccolo Teatro di Milano: un assoluto capolavoro, uno spettacolo da annoverare fra i fondamentali della storia del teatro. Uno spettacolo in cui il teatro si fa corpo, gesto, comunicazione, emozione, con un’immediatezza che sfiora la magia e che non conosce barriere di cultura, di lingua, di tempo.
Un incanto nato da un canovaccio che nel 1745 Goldoni rielabora per il celebre Truffaldino Antonio Sacchi, lasciando convivere nel testo parti scritte e improvvisazioni, secondo la tradizione dell’Arte. L’impegno di riformatore della drammaturgia lo convince successivamente a completare il copione in ogni sua parte.
Arlecchino si trasforma così da maschera in personaggio, conservando della Commedia dell’Arte la vitalità, la simpatia, la riconoscibilità e perdendo invece tutte le vene esaurite e ormai volgari di quella tradizione.
È compito di Strehler, due secoli dopo, restituire sostanza scenica all’Arlecchino, recuperando lazzi, ricostruendo mimica e gestualità delle maschere, educando gli attori – prima Marcello Moretti, poi Ferruccio Soleri, attraverso un lavoro esigente e minuzioso di maieutica e di studio – a recuperare un patrimonio interpretativo che coniuga arte e prezioso artigianato.
Il risultato è una messinscena d’eccezionale bellezza estetica, esilarante e profondamente significativa poiché – come diceva Strehler – è “memoria vivente”. Il plot è ricco di peripezie: a intricare la storia d’amore e agnizione che è base del testo si aggiungono infatti i guai combinati da Arlecchino che tormentato come sempre dalla fame e dall’ingordigia pensa ingenuamente di raddoppiare le entrate servendo due padroni contemporaneamente. Con arguzia, proprio quando la situazione sembra irrimediabile, riesce a risolvere ogni cosa, conducendo a nozze i padroni innamorati e ottenendo il permesso di maritarsi a Smeraldina.
A prestare il proprio corpo, la voce, la fisicità, l’energia ad Arlecchino è un grandissimo maestro delle nostre scene: Ferruccio Soleri.
«Ferruccio, io non capisco. Tu invecchi, ma il tuo Arlecchino è sempre più giovane. Ma come fai?» quando Strehler nel 1987 gli disse questa frase, finalmente Soleri si sentì soddisfatto, ma portare in scena Arlecchino, fu una sfida importantissima: «Il primo atto andò così così: il secondo, con la scena del pranzo e del budino interessò molto il pubblico; nel terzo sentii che ce la potevo fare. Questa è stata la mia prima volta come Arlecchino Indimenticabile» ricorda infatti l’attore. «Nel 1961 morì Marcello Moretti e di Arlecchino non si parlò più. Fu durante le repliche del Galileo di Brecht (1963) che mi dissero che Strehler voleva riprendere Arlecchino in una edizione particolare a Villa Litta, all’aperto. Iniziai a provare con Virginio Puecher. Poi arrivò Strehler e cominciò a smontare tutto: “Ferruccio qui la voce non va. Devi trovarla, devi rinforzarla”. Mi diede da fare degli esercizi di sostegno fra cui uno utilissimo: leggere il giornale senza mai fermarsi, senza respirare e senza punteggiatura fino a quando mi reggeva il fiato e poi da capo. È stato lavorando con lui che ho capito cosa era Arlecchino e cosa era stata la Commedia dell’Arte ben al di là dei libri che avevo letto. Da parte mia gli portavo la mia abilità nell’acrobazia, la mia voglia di fare, le mie caratteristiche, la mia gioventù. Ma la mia voce l’ho trovata solo nel secondo anno; prima ero troppo preoccupato dell’incontro con il pubblico e con la critica. Difficoltà ne ho avute molte. La prima nasceva dal mio rapporto con la maschera. “Non fai ridere; non esprimi niente”, diceva Strehler durissimo, e questo mi gettava nel panico. Ho cominciato a studiare la maschera davanti allo specchio…»
Celebre in tutto il mondo per il suo Arlecchino, Soleri intraprende inizialmente una formazione scientifica frequentando la Facoltà di Matematica e Fisica a Firenze, solo in seguito va a Roma a studiare all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”. Debutta nel 1958 al Piccolo Teatro di Milano ne La Favola del figlio cambiato di Pirandello. Ha recitato vari ruoli in opere di Pirandello, Goldoni, Lorca, Babel, Ibsen, Brecht, Shakespeare, Molière, Marivaux e Gogol: sotto la direzione Strehler, Chereau, Huston, Squarzina, Guicciardini, Suggelli e Vitez. Nel 1972 fa il suo debutto anche come regista di teatro e firma spettacoli in Italia e all’estero, a Salisburgo, Monaco di Baviera, Lione, Parigi, Karlsruhe, Zurigo, Bruxelles, Bologna, Modena, Parma e Treviso. Ha inoltre insegnato in varie scuole di teatro quali Otto Falckemberg - Schule di Monaco, Mudra - Scuola di Maurice Bejart a Bruxelles, Max Reinhard Seminar di Vienna, Santa Clara University in U.S.A. Tiene stage sulla Commedia dell’Arte e sul Teatro sia in Europa che in America e in Giappone ed è attualmente professore alla Scuola del Piccolo Teatro di Milano.
Accanto a Ferruccio Soleri (Arlecchino) recitano Giorgio Bongiovanni (Pantalone de’ Bisognosi), Sara Zoia (Clarice, figlia di Pantalone), Tommaso Minniti (il Dottor Lombardi), Stefano Onofri (Silvio, figlio di Lombardi), Giorgia Senesi (Beatrice, torinese, che si presenta in abito da uomo e col nome di Federico Rasponi), Sergio Leone (Florindo Aretusi, l’amante di Beatrice), Enrico Bonavera/Luca Criscuoli (Brighella, locandiere), Alessandra Gigli (Smeraldina, cameriera di Clarice), Francesco Cordella (un cameriere della locanda), Luca Criscuoli/ Francesco Cordella (un facchino), Annamaria Rossano e Stefano Guizzi (camerieri). Figurano inoltre i nomi di Leonardo de Colle (il suggeritore) e di Gianni Bobbio, Franco Emaldi, Paolo Mattei, Francesco Mazzoleni, Elisabetta Pasquinelli (suonatori).
Si specifica che nella recita pomeridiana di sabato 24 marzo alle ore 16 il ruolo di Arlecchino sarà interpretato da Enrico Bonavera, quello di Brighella da Luca Criscuoli e quello del facchino da Francesco Cardella.
Il bellissimo allestimento strehleriano si avvale delle scene di Ezio Frigerio, dei costumi di franca Squarciapino, delle luci di Gerardo Modica delle luci di Fiorenzo Carpi; ha curato i movimenti mimici Marine Flach.
La ripresa dello spettacolo – dopo la morte del grande regista triestino – è possibile grazie a Ferruccio Soleri che cura la messinscena con la collaborazione di Stefano de Luca.
Arlecchino servitore di due padroni debutta al Politeama Rossetti – ottavo spettacolo del cartellone Prosa – martedì 20 marzo alle 20.30 e replica fino a domenica 25 marzo nei consueti orari (pomeridiane alle ore 16 di mercoledì e domenica); sabato 24 marzo c’è una replica straordinaria alle ore 16. Prossimi spettacoli in programma saranno per la Prosa, Il Maestro e Marta per la regia di Walter Pagliaro (dall’11 aprile) e per la rassegna dedicata al musical Alta Società con Vanessa Incontrada (dal 27 marzo).
La stagione del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia viene realizzata con il contributo della Fondazione CrTrieste.
Acquisti e informazioni presso la Biglietteria del Politeama Rossetti (da lunedì a sabato 8.30-12.30, 15.30-19), il Ticket Point di Corso Italia (giorni feriali 8.30-12.30, 15.30-19) e Agenzia Pansepol (via del Monte, 2) Agenzia Bagolandia (Via San Marco, 45) e presso le agenzie di Muggia (Agenzia Peekabooh), Monfalcone (Agenzia Universal), Gorizia (Agenzia Appiani), San Vito al Tagliamento (Agenzia Medina Viaggi) e presso le Agenzie del circuito Charta presenti sul territorio nazionale (elenco sul sito del Teatro). Informazioni anche sul sito www.ilrossetti.it. e al tel. 040/3593511.
Per la prima volta il celeberrimo allestimento del Piccolo Teatro di Milano arriva a Trieste, ospite – per la stagione Prosa – del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia che con questo appuntamento intende fare omaggio a Carlo Goldoni nel trecentesimo anniversario della sua nascita, che avvenne il 25 febbraio del 1707.
Sessant’anni fa, nel 1947 Arlecchino servitore di due padroni esordiva al Piccolo Teatro di Milano: un assoluto capolavoro, uno spettacolo da annoverare fra i fondamentali della storia del teatro. Uno spettacolo in cui il teatro si fa corpo, gesto, comunicazione, emozione, con un’immediatezza che sfiora la magia e che non conosce barriere di cultura, di lingua, di tempo.
Un incanto nato da un canovaccio che nel 1745 Goldoni rielabora per il celebre Truffaldino Antonio Sacchi, lasciando convivere nel testo parti scritte e improvvisazioni, secondo la tradizione dell’Arte. L’impegno di riformatore della drammaturgia lo convince successivamente a completare il copione in ogni sua parte.
Arlecchino si trasforma così da maschera in personaggio, conservando della Commedia dell’Arte la vitalità, la simpatia, la riconoscibilità e perdendo invece tutte le vene esaurite e ormai volgari di quella tradizione.
È compito di Strehler, due secoli dopo, restituire sostanza scenica all’Arlecchino, recuperando lazzi, ricostruendo mimica e gestualità delle maschere, educando gli attori – prima Marcello Moretti, poi Ferruccio Soleri, attraverso un lavoro esigente e minuzioso di maieutica e di studio – a recuperare un patrimonio interpretativo che coniuga arte e prezioso artigianato.
Il risultato è una messinscena d’eccezionale bellezza estetica, esilarante e profondamente significativa poiché – come diceva Strehler – è “memoria vivente”. Il plot è ricco di peripezie: a intricare la storia d’amore e agnizione che è base del testo si aggiungono infatti i guai combinati da Arlecchino che tormentato come sempre dalla fame e dall’ingordigia pensa ingenuamente di raddoppiare le entrate servendo due padroni contemporaneamente. Con arguzia, proprio quando la situazione sembra irrimediabile, riesce a risolvere ogni cosa, conducendo a nozze i padroni innamorati e ottenendo il permesso di maritarsi a Smeraldina.
A prestare il proprio corpo, la voce, la fisicità, l’energia ad Arlecchino è un grandissimo maestro delle nostre scene: Ferruccio Soleri.
«Ferruccio, io non capisco. Tu invecchi, ma il tuo Arlecchino è sempre più giovane. Ma come fai?» quando Strehler nel 1987 gli disse questa frase, finalmente Soleri si sentì soddisfatto, ma portare in scena Arlecchino, fu una sfida importantissima: «Il primo atto andò così così: il secondo, con la scena del pranzo e del budino interessò molto il pubblico; nel terzo sentii che ce la potevo fare. Questa è stata la mia prima volta come Arlecchino Indimenticabile» ricorda infatti l’attore. «Nel 1961 morì Marcello Moretti e di Arlecchino non si parlò più. Fu durante le repliche del Galileo di Brecht (1963) che mi dissero che Strehler voleva riprendere Arlecchino in una edizione particolare a Villa Litta, all’aperto. Iniziai a provare con Virginio Puecher. Poi arrivò Strehler e cominciò a smontare tutto: “Ferruccio qui la voce non va. Devi trovarla, devi rinforzarla”. Mi diede da fare degli esercizi di sostegno fra cui uno utilissimo: leggere il giornale senza mai fermarsi, senza respirare e senza punteggiatura fino a quando mi reggeva il fiato e poi da capo. È stato lavorando con lui che ho capito cosa era Arlecchino e cosa era stata la Commedia dell’Arte ben al di là dei libri che avevo letto. Da parte mia gli portavo la mia abilità nell’acrobazia, la mia voglia di fare, le mie caratteristiche, la mia gioventù. Ma la mia voce l’ho trovata solo nel secondo anno; prima ero troppo preoccupato dell’incontro con il pubblico e con la critica. Difficoltà ne ho avute molte. La prima nasceva dal mio rapporto con la maschera. “Non fai ridere; non esprimi niente”, diceva Strehler durissimo, e questo mi gettava nel panico. Ho cominciato a studiare la maschera davanti allo specchio…»
Celebre in tutto il mondo per il suo Arlecchino, Soleri intraprende inizialmente una formazione scientifica frequentando la Facoltà di Matematica e Fisica a Firenze, solo in seguito va a Roma a studiare all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”. Debutta nel 1958 al Piccolo Teatro di Milano ne La Favola del figlio cambiato di Pirandello. Ha recitato vari ruoli in opere di Pirandello, Goldoni, Lorca, Babel, Ibsen, Brecht, Shakespeare, Molière, Marivaux e Gogol: sotto la direzione Strehler, Chereau, Huston, Squarzina, Guicciardini, Suggelli e Vitez. Nel 1972 fa il suo debutto anche come regista di teatro e firma spettacoli in Italia e all’estero, a Salisburgo, Monaco di Baviera, Lione, Parigi, Karlsruhe, Zurigo, Bruxelles, Bologna, Modena, Parma e Treviso. Ha inoltre insegnato in varie scuole di teatro quali Otto Falckemberg - Schule di Monaco, Mudra - Scuola di Maurice Bejart a Bruxelles, Max Reinhard Seminar di Vienna, Santa Clara University in U.S.A. Tiene stage sulla Commedia dell’Arte e sul Teatro sia in Europa che in America e in Giappone ed è attualmente professore alla Scuola del Piccolo Teatro di Milano.
Accanto a Ferruccio Soleri (Arlecchino) recitano Giorgio Bongiovanni (Pantalone de’ Bisognosi), Sara Zoia (Clarice, figlia di Pantalone), Tommaso Minniti (il Dottor Lombardi), Stefano Onofri (Silvio, figlio di Lombardi), Giorgia Senesi (Beatrice, torinese, che si presenta in abito da uomo e col nome di Federico Rasponi), Sergio Leone (Florindo Aretusi, l’amante di Beatrice), Enrico Bonavera/Luca Criscuoli (Brighella, locandiere), Alessandra Gigli (Smeraldina, cameriera di Clarice), Francesco Cordella (un cameriere della locanda), Luca Criscuoli/ Francesco Cordella (un facchino), Annamaria Rossano e Stefano Guizzi (camerieri). Figurano inoltre i nomi di Leonardo de Colle (il suggeritore) e di Gianni Bobbio, Franco Emaldi, Paolo Mattei, Francesco Mazzoleni, Elisabetta Pasquinelli (suonatori).
Si specifica che nella recita pomeridiana di sabato 24 marzo alle ore 16 il ruolo di Arlecchino sarà interpretato da Enrico Bonavera, quello di Brighella da Luca Criscuoli e quello del facchino da Francesco Cardella.
Il bellissimo allestimento strehleriano si avvale delle scene di Ezio Frigerio, dei costumi di franca Squarciapino, delle luci di Gerardo Modica delle luci di Fiorenzo Carpi; ha curato i movimenti mimici Marine Flach.
La ripresa dello spettacolo – dopo la morte del grande regista triestino – è possibile grazie a Ferruccio Soleri che cura la messinscena con la collaborazione di Stefano de Luca.
Arlecchino servitore di due padroni debutta al Politeama Rossetti – ottavo spettacolo del cartellone Prosa – martedì 20 marzo alle 20.30 e replica fino a domenica 25 marzo nei consueti orari (pomeridiane alle ore 16 di mercoledì e domenica); sabato 24 marzo c’è una replica straordinaria alle ore 16. Prossimi spettacoli in programma saranno per la Prosa, Il Maestro e Marta per la regia di Walter Pagliaro (dall’11 aprile) e per la rassegna dedicata al musical Alta Società con Vanessa Incontrada (dal 27 marzo).
La stagione del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia viene realizzata con il contributo della Fondazione CrTrieste.
Acquisti e informazioni presso la Biglietteria del Politeama Rossetti (da lunedì a sabato 8.30-12.30, 15.30-19), il Ticket Point di Corso Italia (giorni feriali 8.30-12.30, 15.30-19) e Agenzia Pansepol (via del Monte, 2) Agenzia Bagolandia (Via San Marco, 45) e presso le agenzie di Muggia (Agenzia Peekabooh), Monfalcone (Agenzia Universal), Gorizia (Agenzia Appiani), San Vito al Tagliamento (Agenzia Medina Viaggi) e presso le Agenzie del circuito Charta presenti sul territorio nazionale (elenco sul sito del Teatro). Informazioni anche sul sito www.ilrossetti.it. e al tel. 040/3593511.