TRIESTE E LA MEMORIA - UN VIAGGIO NELLA CITTÀ


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  • Crediti

    a cura di Paolo Valerio

    con Emanuele Fortunati, Francesco Migliaccio, Riccardo Maranzana, Ester Galazzi, Jacopo Morra, Maria Grazia Plos

    video a cura di Zunami Films Studio
    diretto da Giulio C. Ladini
    operatore video Matteo Bernardis
    editing Enrico M. Lucarelli
    foto sul set di Simone Di Luca

    musiche di Antonio Di Pofi

    produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia

Con “Trieste e la Memoria - Un viaggio nella città”, il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia offre un proprio contributo in occasione del Giorno della Memoria.

Il progetto a cura di Paolo Valerio e sulla drammaturgia di Paola Pini è stato girato nei mesi di chiusura al pubblico del Teatro a causa della pandemia ed è rivolto in particolare alle scuole: propone un itinerario nella città attraverso luoghi di profondo senso storico e testimonianze interpretate da Emanuele Fortunati, Ester Galazzi, Riccardo Maranzana, Francesco Migliaccio, Jacopo Morra, Maria Grazia Plos.

 

Trieste e la memoria - un viaggio nella città from Il Rossetti on Vimeo.

Ogni città non è solo lo spazio del presente: rappresenta un itinerario attraverso il tempo e la Storia, come un prezioso museo a cielo aperto che richiama alla memoria e ai suoi insegnamenti… Una dimensione di cui si è consapevoli, ma che - presi dalla dalla frenesia quotidiana - si dà spesso per scontata, senza soffermarvisi con il pensiero.

Nel 2021, in occasione della Giornata della Memoria, il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia ha creato un proprio contributo, nell’ottica di accrescere le occasioni di conoscenza e di riflessione su una delle più crudeli pagine della Storia del Novecento: il film “Trieste e la Memoria - Un viaggio nella città” sulla drammaturgia di Paola Pini e a cura di Paolo Valerio.

Il lavoro è stato molto apprezzato dal pubblico e per questo il Teatro Stabile ha piacere di ricondividerlo in occasione di questa ricorrenza.

IL FILM

Un collage di immagini, testimonianze, notizie… Traccia un itinerario circolare, che prevede - partendo e facendo ritorno alla dimensione poetica proprio del Politeama Rossetti – di attraversare Trieste sostando in alcuni luoghi simbolo legati all’occupazione nazista della città, dal settembre 1943 all’aprile 1945 e alla presenza importante, storica della comunità ebraica. Luoghi in cui la memoria è scolpita nelle pietre: su quegli sfondi gli attori dello Stabile interpreteranno toccanti testimonianze.

Ecco allora l’imponente palazzo del Tribunale dove stabilì il proprio ufficio Friedrich Rainer, il Comandante dell’intera Zona di Operazioni del Litorale Adriatico, e dove molti ebrei furono rinchiusi e torturati. Poi il Ghetto, istituito alla fine del Seicento ma - nella Trieste asburgica, multiculturale - rimasto zona di segregazione solo per un secolo. Si passerà ancora alla Stazione Centrale da cui partirono treni piombati diretti verso i lager dell’Europa centrale, carichi di persone, pochissime delle quali fecero ritorno. E naturalmente la Risiera di San Sabba, unico campo di concentramento nazista munito di crematorio in Italia…

Passando dall’incalzare giornalistico al coinvolgimento poetico, all’emozione più profonda, Emanuele Fortunati, Ester Galazzi, Riccardo Maranzana, Francesco Migliaccio, Jacopo Morra, Maria Grazia Plos daranno voce alle testimonianze: storie semplici, personali, che sono parte della Storia e ci fanno “sentire” nel modo più immediato e sincero la sua insensatezza.

In “Trieste e la Memoria - Un viaggio nella città”, infatti, si è deciso di dar voce a chi fu vittima o si trovò a vagare in quella multiforme zona grigia che Primo Levi tanto bene descrisse ed in cui fu necessario scegliere, come è necessario scegliere, con coraggio e limpidità d’animo nelle questioni grandi e piccole, etiche e morali che la vita costantemente ci pone.

«Ne “La tregua”, ma soprattutto ne “I sommersi e i salvati” - scrive infatti l’autrice Paola Pini - Primo Levi analizza con amorevole e implacabile lucidità il complesso sentimento di vergogna provato dai sopravvissuti una volta tornati a casa: vergogna per non essersi ribellati; vergogna per essere sopravvissuti, per continuare a vivere al posto di altri, considerati più degni; e infine quella dotata di una vastità tragica e che ci lega, tutti, a ogni epoca della storia umana: la vergogna di chi non è stato direttamente responsabile, ma si sente coinvolto anche solo per essere parte, con gli altri, del genere umano. Ci coinvolge tutti perché ci interroga direttamente, interroga noi e la nostra responsabilità individuale: cosa avremmo fatto noi, al loro posto? Non lo sappiamo. Non lo possiamo sapere».

Congratulazioni

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