-
Crediti
Di: Testo di Lucia Calamaro
Regia: Mitipretese
Interpreti: Manuela Mandracchia Sandra Toffolatti, Mariangeles Torres e Monica Bianchi
Scene: Roberta Monopoli
Foto di scena di Umberto FavrettoCostumi: Roberta Monopoli
Musiche: Francesco Santalucia
Luci: Disegno luci Cesare Agoni
Realizzazione Sergio MartinelliProduzione: CTB- Centro Teatrale Bresciano, Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e Teatrodue di Parma
Repliche: 18
PREZZO DEI BIGLIETTI
Posto unico Interi € 19 | Ridotti € 16 | 1★
Last minute € 15
Prenotazioni abbonati prosa 6/9
Prenotazioni stelle 23/10 h. 10.00
Vendita biglietti 25/10 h. 10.00
È completamente declinato al femminile, “Sindrome italiana”, opera di un’intelligente autrice – Lucia Calamaro – e di un trio di attrici e registe di fine intuizione e di sicuro talento, come Manuela Mandracchia, Sandra Toffolatti e Mariangeles Torres. Ad un primo sguardo appare solo “femminile” anche l’argomento attorno a cui costruiscono questo lavoro, che invece squarcia l’orizzonte su una realtà che appartiene al nostro tempo. La drammaturga e le interpreti indagano con gli strumenti che attengono alla loro cifra stilistica: l’ironia e la passione civile. Sul tema in questione, fissano plurimi punti di vista.
Si definisce “Sindrome italiana” un tipo particolare di depressione: l’hanno studiata due psichiatri ucraini, dato che è un disturbo riscontrato in quelle numerose donne che per ragioni economiche sono costrette ad allontanarsi dalle loro famiglie dell’Est Europa e a occuparsi come badanti e colf in altri Paesi, molte proprio in Italia. Una simile scelta comporta una permanenza assai lunga, addirittura anni, lontano dalle loro città e dai loro affetti, e naturalmente la creazione di una diversa rete di rapporti professionali, ma anche di partecipazioni emotive. I problemi si manifestano quando queste donne rientrano nelle rispettive famiglie: riscontrano che il lungo distacco le ha allontanate emotivamente dai figli, i quali hanno vissuto senza di loro importanti evoluzioni di crescita e si sentono estranee, profondamente sole e soffrono una radicale scissione identitaria. Dopo tutto, qual è la loro vera famiglia? A quale parte d’Europa appartengono veramente? Un malessere profondo, che si esprime in cattivo umore, tristezza persistente, insonnia, stanchezza e addirittura in fantasie suicide.
È opportuno riflettere sulla lacerazione di queste donne, innanzitutto per una naturale empatia: d’altra parte è interessante perché rappresenta il riflesso di un’altra tacita sofferenza, questa volta di chi vive nell’Europa “dell’ovest”. C’è da chiedersi perché si crei una tale richiesta di figure assistenziali. Perché lo schema e il ritmo esistenziali sono diventati inumani. Si lavora in modo talmente intenso da non riuscire a ritagliare tempo per seguire i propri figli o i genitori anziani: ciò che vi è di più importante. Ed i modelli familiari, sempre più “centrifughi”, non consentono a chi invecchia di essere accompagnato e accudito nella progressiva e inevitabile diminuzione di indipendenza, senza che ciò comporti una dolorosa perdita di ruolo e di dignità. Rinunce gravissime: in nome di cosa?
Clicca qui per prenotare i biglietti con l'abbonamento stelle o libero.