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Crediti
Di: Anton Cechov
riscrittura Marco Lorenzi e Lorenzo De IacovoRegia: Marco Lorenzi
Interpreti: Michele Sinisi e con Stefano Braschi, Roberta Calia, Yuri D’Agostino, Barbara Mazzi, Raffaele Musella, Rebecca Rossetti, Angelo Maria Tronca
Scene: Style & visual concept: Eleonora Diana
Costumi: Monica Di Pasqua
Luci: Disegno luci di Giorgio Tedesco
Produzione: Uno spettacolo di Il Mulino di Amleto
Co-produzione Elsinor Centro Di Produzione Teatrale, Festival delle Colline Torinesi – Torino Creazione Contemporanea / TPE Teatro Piemonte Europa con il sostegno di La Corte Ospitale - Progetto Residenziale 2018
in collaborazione con Viartisti Per La Residenza Al Parco Culturale Le Serre
“Lo spettacolo Platonov è sponsorizzato dall'Antica Distilleria Quaglia”Repliche: 6
PREZZO DEI BIGLIETTI
Posto unico Interi € 19 | Ridotti € 16 | 1★
Last minute € 15
Prenotazioni abbonati altri-percorsi 11/1 h. 10.00
Prenotazioni stelle 15/1 h. 10.00
Vendita biglietti 17/1 h. 10.00
Non ci si aspetti il tradizionale “diaframma” fra spazio dell’attore e platea per il “Platonov” firmato dalla compagnia Il Mulino di Amleto. Gli attori attendono il pubblico di lato, non c’è segreto, il tecnico di scena può entrare nell’azione e i protagonisti chiedere l’approvazione dello spettatore... «La volontà di cercare un cortocircuito tra Cechov e il nostro essere giovani uomini e donne, in un tempo come quello in cui viviamo, è il cuore e la carne di questo lavoro» asserisce infatti il regista, Marco Lorenzi. «E se Platonov si chiede “La vita! perché non viviamo come avremmo potuto?” – continua – allora questa domanda deve risuonare forte tra noi e gli spettatori. Niente più deve dividere materialmente attori e spettatori. Questa compresenza può rendere ancora più percettivi i nostri sensi, più acuto il nostro sguardo e più intenso il nostro ascolto. Ecco il senso e il colore di un percorso: noi giovani artisti dobbiamo essere capaci di dare voce in modo eccezionale alla passione vibrante dei giovani uomini e donne del “Platonov”, e alla loro sconfitta in un mondo in cui i padri si sono nascosti, ritirati, “addormentati”, un mondo che somiglia così tragicamente al nostro. Un mondo che, forse, è il nostro...».
La passione del regista e della sua fresca compagnia, dà luogo ad uno spettacolo interessante e ad un’impresa riuscita e coraggiosa, se pensiamo che “Platonov” è spesso considerato un lavoro “non rappresentabile”. In realtà è un grande affresco incompiuto, composto da un Cechov giovanissimo (appena ventunenne) che intendeva mettervi in scena i più profondi meccanismi della vita, e che con la loro complessità si scontrava... Il manoscritto fu nascosto dalla sorella dell’autore durante la rivoluzione russa del 1917 in una cassetta di sicurezza e fu ritrovato casualmente solo cinque anni dopo da alcuni studenti. È un affascinante e immenso mosaico di scene, dialoghi, rapporti, in cui i personaggi vivono costantemente lo scontro fra ciò che sono e ciò che vorrebbero essere, con il risultato che l’unica loro consapevolezza è che “la felicità è altrove”... Ma nel vortice di queste figure tanto moderne – disilluse dalla vita, fragili, in cerca d’amore e in balia invece dei più volgari interessi – si scopre infondo non tanto un “dramma giovanile” quanto una summa della poetica cechoviana. Palpitano già nel “Platonov” le malinconie de “Il giardino dei ciliegi”, il desiderio di evadere di “Tre sorelle”, le disillusioni di “Zio Vanja”: merito dell’operazione di Lorenzi è di averle sapute illuminare.
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