MISTERO BUFFO
“Il primo miracolo di Gesù bambino” e “la parpàja topola”


Votazioni aperte dal 10 Marzo
  • Crediti

    di Dario Fo e Franca Rame

    interpretazione e regia Ugo Dighero

    Produzione Teatro Nazionale di Genova
distribuzione Nidodiragno/CMC

Ospite al Politeama Rossetti nella Stagione 23-24 con “L’avaro” diretto da Luigi Saravo, il comico e attore genovese Ugo Dighero ritorna a Trieste in un ruolo molto impegnativo in cui le sue brillanti capacità attoriali vengono esaltate dall’interpretazione in contemporanea di tutti i personaggi presenti nello spettacolo. Porta infatti in scena - rivisto in chiave personale - “Mistero Buffo” di Dario Fo e Franca Rame. I due monologhi “Il primo miracolo di Gesù” e “La parpàja topola” sono fra i più conosciuti tra quelli scritti dall’attore e drammaturgo lombardo, Premio Nobel per la letteratura nel 1997, e dalla moglie Franca Rame, anche lei attrice e drammaturga.

PREZZO DEI BIGLIETTI

Posto unico Interi € 19 | Ridotti € 16 | 1★

Last minute € 15

 

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Martedì 10 Marzo
19:30
Mercoledì 11 Marzo
21:00

Ospite al Politeama Rossetti nella Stagione 23-24 con “L’avaro” diretto da Luigi Saravo, il comico e attore genovese Ugo Dighero ritorna a Trieste in un ruolo molto impegnativo in cui le sue brillanti capacità attoriali vengono esaltate dall’interpretazione in contemporanea di tutti i personaggi presenti nello spettacolo. Porta infatti in scena - rivisto in chiave personale - “Mistero Buffo” di Dario Fo e Franca Rame. I due monologhi “Il primo miracolo di Gesù” e “La parpàja topola” sono fra i più conosciuti tra quelli scritti dall’attore e drammaturgo lombardo, Premio Nobel per la letteratura nel 1997, e dalla moglie Franca Rame, anche lei attrice e drammaturga. Il primo è tratto dallo spettacolo “Storia della tigre e altre storie” che prende spunto dai Vangeli apocrifi. In uno di questi racconti vediamo un Gesù ancora bambino, emigrato in terra straniera, deriso ed emarginato che deve compiere il suo primo miracolo per venire accettato come compagno di giochi. Il secondo monologo è ricavato da “Fabulazzo osceno”, storia dell’ingenuo capraio Giovan Pietro diventato ricco grazie all’eredità lasciatagli dal suo padrone che, per colpa delle proprie paranoie, lo ha reso un misogino spaventato dalle donne. Il giovane cade nelle grinfie di Alessia, amante di un prelato, e della madre di lei che organizza  un matrimonio riparatore con il ricco pastore prima che sia troppo tardi. Ma la bontà e la gentilezza di Giovan Pietro commuovono il cuore di Alessia che alla fine sceglierà il giovane pastore, trasformando una storia volgare in una fiaba autentica e poetica.

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