SILVIO ORLANDO È PROTAGONISTA AL POLITEAMA ROSSETTI DELL'EDUARDIANO "QUESTI FANTASMI"
- 23 Gennaio 2007
- Generale
Va in scena al Politeama Rossetti Questi fantasmi,
la celebre commedia di Eduardo De Filippo, in un allestimento di
successo firmato da Armando Pugliese e interpretato, nel ruolo
impegnativo del protagonista, da uno degli attori più interessanti e
intensi del panorama contemporaneo, il bravissimo Silvio Orlando.
Coproduzione di Nuovo Teatro e Gli Ipocriti, Questi fantasmi ci pone davanti a un bellissimo affresco della realtà di Napoli ma soprattutto a un universale e profondo ritratto umano. Repliche da mercoledì 24 a domenica 28 gennaio 2007, per uno spettacolo che accolto costantemente con grande entusiasmo.
Il bisogno irrefrenabile di comunicare con il prossimo, la rituale preparazione del caffé, la passione per il Lotto e la speranza che la fortuna prima o poi, “giri” nel verso giusto… E poi la paura tutta napoletana dei morti, l’intreccio dagli sviluppi assolutamente originali di superstizione, rispetto e timore per tutto ciò che riguarda l’Aldilà; e ancora il senso della famiglia, la passionalità e le tresche, e infine il senso dell’onore, la dignità di cui vanno fieri anche coloro che nella scala sociale occupano i posti più umili… C’è – in Questi fantasmi – un affresco corale della napoletanità davvero eccezionale, portato sulla pagina attraverso espedienti ed architetture drammaturgiche possibili solo a un autore – come Eduardo De Filippo – provvisto di profonda sapienza teatrale e di una piena conoscenza dell’umanità in tutte le sue potenzialità, nelle sue cadute e nelle sue passioni.
E la perizia dell’autore appare ancor più straordinaria, se questa materia, una volta giunta sulla scena, diventa “teatro puro” – fatto di tese corrispondenze fra palcoscenico e platea – ed offre al regista e agli interpreti spunti per portare il testo ad altezze inimmaginabili, che si concretizzano soltanto attraverso le idee e i linguaggi della messinscena.
Questi fantasmi è in questo senso una macchina perfetta: offre agli attori induzioni per momenti di vera comicità eppure conserva una malinconia di fondo, una “verità” che rende molto significativo il ritratto che l’autore fa del suo protagonista e del mondo che lo circonda. «Una tragedia moderna» così Eduardo definiva infatti la sua opera, fra i primi grandi successi del dopoguerra: «perché – spiegava – c’è la capitolazione di tutti i sentimenti, la distruzione di tutti i poteri morali di questa nostra “civiltà”. Insomma è il momento di sbandamento del dopoguerra che ha rivoluzionato poi tutto. I fantasmi, chi sono? Sono quelli che vivono questa nostra vita, sono i fantasmi del passato che vengono agli occhi alterati di Pasquale Lojacono e che sembrano fantasmi. Infatti qual è la sua battuta alla fine del secondo atto, quando si affaccia al balcone e parla col professore? Niente professore… non è niente. Tutto a posto, tutto tranquillo.. I fantasmi non esistono, i fantasmi siamo noi».
Questi fantasmi ha in Pasquale Lojacono, un tipico alter ego eduardiano, un po’ spaesato e clownesco: è un piccolo borghese che vive nella speranza di una “svolta” nella vita, che gli assicuri un po’ di agio soprattutto per la giovane moglie Maria. Gli sembra che l’occasione giusta si affacci, quando gli viene offerto di trasferirsi gratuitamente in un grande palazzo seicentesco. La vox populi vorrebbe l’edificio infestato da fantasmi e la presenza di Lojacono con la famiglia servirebbe proprio a smentire questa nomea. Avviene così il trasloco e Pasquale fa conoscenza con i vicini di casa: il portinaio che con la scusa degli spiriti ruba indisturbato, il silenzioso dirimpettaio professor Santanna (con cui intraprende un dialogo-monologo sulla preparazione del caffé che è fra le pagine più belle del teatro napoletano)… Una serie di circostanze – in cui ha un ruolo fondamentale Alfredo, l’uomo con cui Maria lo tradisce – convincono però Pasquale che nel palazzo i fantasmi abitino davvero e che sorprendentemente gli siano amici e benefattori. Da loro infatti riceve continui doni (che in realtà gli vengono da Alfredo, che così provvede al mantenimento dell’amante e del marito) e in questa paradossale convinzione, egli vive tranquillo. Nemmeno un cruciale dialogo con la moglie sembra sollevargli dubbi né ci chiarisce se egli creda veramente o finga di credere ai fantasmi.
Fesso o furbo? Armando Pugliese si è posto il problema costruendo con Silvio Orlando il personaggio di Pasquale: in quest’ambiguità – che pervade non solo la figura del protagonista, ma in prospettive diverse tutta la piéce – risiede forse il segreto del successo di Questi fantasmi e della benevolenza con cui il pubblico da sempre guarda alla figura di Pasquale. Egli risulta esilarante per la sua ingenuità, per il suo spaesamento, ma per gli stessi motivi appare anche vicino alla realtà degli spettatori che oggi come nel 1946 non faticano a riconoscere qualcosa di sé, nei suoi sogni come nei suoi guai materiali e morali.
Coproduzione di Nuovo Teatro e Gli Ipocriti, Questi fantasmi ci pone davanti a un bellissimo affresco della realtà di Napoli ma soprattutto a un universale e profondo ritratto umano. Repliche da mercoledì 24 a domenica 28 gennaio 2007, per uno spettacolo che accolto costantemente con grande entusiasmo.
Il bisogno irrefrenabile di comunicare con il prossimo, la rituale preparazione del caffé, la passione per il Lotto e la speranza che la fortuna prima o poi, “giri” nel verso giusto… E poi la paura tutta napoletana dei morti, l’intreccio dagli sviluppi assolutamente originali di superstizione, rispetto e timore per tutto ciò che riguarda l’Aldilà; e ancora il senso della famiglia, la passionalità e le tresche, e infine il senso dell’onore, la dignità di cui vanno fieri anche coloro che nella scala sociale occupano i posti più umili… C’è – in Questi fantasmi – un affresco corale della napoletanità davvero eccezionale, portato sulla pagina attraverso espedienti ed architetture drammaturgiche possibili solo a un autore – come Eduardo De Filippo – provvisto di profonda sapienza teatrale e di una piena conoscenza dell’umanità in tutte le sue potenzialità, nelle sue cadute e nelle sue passioni.
E la perizia dell’autore appare ancor più straordinaria, se questa materia, una volta giunta sulla scena, diventa “teatro puro” – fatto di tese corrispondenze fra palcoscenico e platea – ed offre al regista e agli interpreti spunti per portare il testo ad altezze inimmaginabili, che si concretizzano soltanto attraverso le idee e i linguaggi della messinscena.
Questi fantasmi è in questo senso una macchina perfetta: offre agli attori induzioni per momenti di vera comicità eppure conserva una malinconia di fondo, una “verità” che rende molto significativo il ritratto che l’autore fa del suo protagonista e del mondo che lo circonda. «Una tragedia moderna» così Eduardo definiva infatti la sua opera, fra i primi grandi successi del dopoguerra: «perché – spiegava – c’è la capitolazione di tutti i sentimenti, la distruzione di tutti i poteri morali di questa nostra “civiltà”. Insomma è il momento di sbandamento del dopoguerra che ha rivoluzionato poi tutto. I fantasmi, chi sono? Sono quelli che vivono questa nostra vita, sono i fantasmi del passato che vengono agli occhi alterati di Pasquale Lojacono e che sembrano fantasmi. Infatti qual è la sua battuta alla fine del secondo atto, quando si affaccia al balcone e parla col professore? Niente professore… non è niente. Tutto a posto, tutto tranquillo.. I fantasmi non esistono, i fantasmi siamo noi».
Questi fantasmi ha in Pasquale Lojacono, un tipico alter ego eduardiano, un po’ spaesato e clownesco: è un piccolo borghese che vive nella speranza di una “svolta” nella vita, che gli assicuri un po’ di agio soprattutto per la giovane moglie Maria. Gli sembra che l’occasione giusta si affacci, quando gli viene offerto di trasferirsi gratuitamente in un grande palazzo seicentesco. La vox populi vorrebbe l’edificio infestato da fantasmi e la presenza di Lojacono con la famiglia servirebbe proprio a smentire questa nomea. Avviene così il trasloco e Pasquale fa conoscenza con i vicini di casa: il portinaio che con la scusa degli spiriti ruba indisturbato, il silenzioso dirimpettaio professor Santanna (con cui intraprende un dialogo-monologo sulla preparazione del caffé che è fra le pagine più belle del teatro napoletano)… Una serie di circostanze – in cui ha un ruolo fondamentale Alfredo, l’uomo con cui Maria lo tradisce – convincono però Pasquale che nel palazzo i fantasmi abitino davvero e che sorprendentemente gli siano amici e benefattori. Da loro infatti riceve continui doni (che in realtà gli vengono da Alfredo, che così provvede al mantenimento dell’amante e del marito) e in questa paradossale convinzione, egli vive tranquillo. Nemmeno un cruciale dialogo con la moglie sembra sollevargli dubbi né ci chiarisce se egli creda veramente o finga di credere ai fantasmi.
Fesso o furbo? Armando Pugliese si è posto il problema costruendo con Silvio Orlando il personaggio di Pasquale: in quest’ambiguità – che pervade non solo la figura del protagonista, ma in prospettive diverse tutta la piéce – risiede forse il segreto del successo di Questi fantasmi e della benevolenza con cui il pubblico da sempre guarda alla figura di Pasquale. Egli risulta esilarante per la sua ingenuità, per il suo spaesamento, ma per gli stessi motivi appare anche vicino alla realtà degli spettatori che oggi come nel 1946 non faticano a riconoscere qualcosa di sé, nei suoi sogni come nei suoi guai materiali e morali.
Versatile, convincente nei classici e
nella drammaturgia contemporanea (sul palcoscenico dello Stabile è
passato disinvoltamente dal freschissimo Sottobanco
ai capolavori di Peppino ed Eduardo De Filippo), come pure in
televisione e sul grande schermo (è addirittura pleonastico rimandare
al clamore del recente Il Caimano,
di cui era eccellente protagonista), Orlando dona al suo Lojacono
(anima in pena), passione, delicato candore e coinvolgenti intuizioni
comiche; lo attornia una compagnia di ottimo livello composta da Maria
Laura Rondanini (Maria, sua moglie, anima perduta), Francesco Procopio
(Alfredo Marigliano, anima irrequieta), Daniela Marazita (Armida, sua
moglie, anima triste), Mary Scotto (Silvia,sua figlia, anima
innocente), Mariano Giamè (Arturo, suo figlio, anima innocente), Tonino
Taiuti (Raffaele, portiere, anima nera), Mimma Lovoi (Carmela, sua
sorella, anima dannata), Lello Radice (Gastone Califano, anima libera),
Carlo Di Maio (Saverio Califano, anima inutile), Vincenza Cirillo
(Maddalena, sua moglie, anima inutile), Carlo Di Maio (I° facchino,
anima condannata), Sandro Amatucci (2° facchino, anima condannata)
anima utile(ma non compare mai) Il Professor Santanna.
L’allestimento conta sulla creatività di Bruno Buonincontri per scene e costumi, di Pasquale Scialò per le musiche e di Cesare Accetta per le luci.
Questi fantasmi debutta al Politeama Rossetti – quinto spettacolo del cartellone Prosa – mercoledì 24 gennaio alle 20.30 e replica fino a domenica 28 nei consueti orari (pomeridiane alle ore 16 di giovedì e domenica). Prossimi spettacoli in programma saranno per la Prosa Lo zoo di vetro con Claudia Cardinale e per altripercorsi Il Migliore con Valerio Mastrandrea: i due spettacoli debutteranno nel medesimo giorno, il 30 gennaio rispettivamente al Politeama Rossetti e alla Sala Bartoli.
La stagione del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia viene realizzata con il contributo della Fondazione CrTrieste.
Acquisti e informazioni presso la Biglietteria del Politeama Rossetti (da lunedì a sabato 8.30-12.30, 15.30-19), il Ticket Point di Corso Italia (giorni feriali 8.30-12.30, 15.30-19) e Agenzia Pansepol (via del Monte, 2) Agenzia Bagolandia (Via San Marco, 45) e presso le agenzie di Muggia (Agenzia Peekabooh), Monfalcone (Agenzia Universal), Gorizia (Agenzia Appiani), San Vito al Tagliamento (Agenzia Medina Viaggi) e presso le Agenzie del circuito Charta presenti sul territorio nazionale (elenco sul sito del Teatro). Informazioni anche sul sito www.ilrossetti.it. e al tel. 040/3593511.