LUCA LAZZARESCHI E GAIA APREA PROTAGONISTI DEL "MACBETH" DI SHAKESPEARE
- 21 Gennaio 2017
- Generale
Un letto, il talamo nuziale di Macbeth, con accanto un grande specchio, domina la scenografia del Macbeth di Shakespeare, atteso al Politeama Rossetti da mercoledì 25 gennaio, per la stagione Prosa del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia nella premiata edizione firmata da Luca De Fusco e interpretata, nel ruolo del titolo da Luca Lazzareschi e da Gaia Aprea in quello della Lady.
È una scenografia sempre più declinata alla contaminazione dei linguaggi e intersecata da suggestioni video, coreografiche, musicali, quella scelta da De Fusco. Codici essenziali per dare conto dell’universo di Macbeth: dramma - a una prima lettura - dell’arroganza e della sete di potere, ma anche testo psicologico, filosofico, teologico. Dramma della sterilità, della vanità e del rimorso, del cinismo… «Ho cercato di lavorare ad uno stile meno monumentale e più visionario rispetto ai lavori precedenti – spiega il regista – assecondando la natura fantastica del testo che vede i suoi momenti fondamentali (apparizione delle streghe, visione del pugnale, fantasma di Banquo, apparizione dei Re, delirio del sonnambulismo di lady Macbeth) tutti fortemente contrassegnati dal tema del sogno, del delirio, insomma dell’irreale».
Una complessità che è alla base del misterioso fascino di questo capolavoro, cruento, inquietante, ma assolutamente attrattivo, ricco di sedimentazioni di senso e di possibili letture di cui ha dovuto tener conto anche il traduttore del testo, Gianni Garrera, che prendendo ad esempio il momento della profezia della foresta di Birnan, chiarisce «Gli alberi della foresta di Birnam che, in senso letterale, secondo la profezia delle streghe, sradicano le loro radici e muovono verso Macbeth, sono, in senso figurale, il desiderio di Macbeth di sradicare le radici genealogiche o di alterare gli alberi di discendenza. Pertanto la foresta che si sradica, in senso allegorico, è prefigurazione della mancanza di radicamento genealogico dei coniugi Macbeth.(…) La colpa iniziale di Macbeth è di non avere cognizione dell’occulto. Non ne capisce il linguaggio e non lo decifra (…) Allora la sua lingua tocca il punto più basso di ovvietà e di normalizzazione del ragionamento. La lingua dei demoni è parola sofistica, nel senso che non pronuncia falsità ma gioca con la verità. E Shakespeare deve impiegare una lingua capziosa, attenta all’equivoco, fino al rebus».
E in questo capolavoro non è solo l’intreccio di lingue e di toni, la sedimentazione di segni, la pluralità di letture a conquistarci ma anche la perfetta macchina drammaturgica – veloce, incisiva, calamitante – creata da Shakespeare, e la sua capacità, pur tratteggiando un gorgo di cupezza, di offrire ad ogni personaggio ombre e mutevolezze, di lasciare in loro lo spazio per quei dubbi, quelle paure, quelle repentine esaltazioni che rendono veri e affascinanti l’animo e la mente dell’uomo.
Ciò appartiene a tutte le figure della tragedia, da quelle minori a quelle in primo piano, come i due giganteschi protagonisti, a cui Luca Lazzareschi e Gaia Aprea riservano tutto il loro talento. Già molto applaudito in ruoli shakespeariani – basti pensare al suo Edgar nel Re Lear prodotto dallo Stabile nel 2004 o al convincente Amleto, per la regia di Pietro Carriglio nel 2009 – Lazzareschi evita al suo Macbeth ogni enfasi, per donargli invece intensità, sofferenza, umanità nella ferocia come nella paura. Perfettamente all’altezza Gaia Aprea, nel ruolo della Lady, che richiede di saper convincere nella seduzione, nella durezza, come poi nell’angosciosa deriva della splendida scena del delirio.
Macbeth di William Shakespeare va in scena nella traduzione di Gianni Garrera e nell’adattamento e regia di Luca De Fusco. Ne sono interpreti Luca Lazzareschi (Macbeth), Gaia Aprea (Lady Macbeth), Fabio Cocifoglia (Ross / Un gentiluomo), Paolo Cresta (Lennox), Francesca De Nicolais (Fleance / Figlio di Macdu), Claudio Di Palma (Macdu), Luca Iervolino (Donalbain / Sicario / Messaggero), Gianluca Musiu (Capitano ferito / Giovane Seyward), Alessandra Pacifico Griffini (Ecate), Giacinto Palmarini (Malcom / Sicario), Alfonso Postiglione (Messaggero / Portinaio / Servo / Seyton), Federica Sandrini (Lady Macdu / Dama di Lady Macbeth), Paolo Serra (Banquo / Medico scozzese), Enzo Turrin (Duncan / Un vecchio / Seyward). Completano il cast le danzatrici della compagnia Körper, Chiara Barassi, Sibilla Celesia, Sara Lupoli (Tre streghe). La voce fuori campo è di Angela Pagano. In video Lorenzo Papa. Ha creato le scene Marta Crisolini Malatesta mentre i costumi sono di Zaira de Vincentiis e le luci di Gigi Saccomandi. Ran Bagno ha composto le musiche, cura le installazioni video Alessandro Papa e le coreografie sono firmate da Noa Wertheim. Lo spettacolo è una coproduzione fra Teatro Stabile di Napoli, Teatro Stabile di Catania, e Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia.
Macbeth debutta mercoledì 25 e replica fino a sabato 28 gennaio alle ore 20.30; domenica 29 gennaio si tiene la pomeridiana alle ore 16 alla Sala Assicurazioni Generali, per la Stagione di Prosa del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia.
Venerdì 27 gennaio alle ore 18 si terrà un incontro dedicato a Macbeth di Shakespeare condotto dal direttore della British School del Friuli Venezia Giulia, professor Peter Brown. La conversazione a cui prenderà parte la compagnia dello spettacolo avrà luogo alla Sala Bartoli. L’ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti disponibili.
Per abbonamenti “con le stelle” e per i posti ancora disponibili ci si può rivolgere presso tutti i punti vendita dello Stabile regionale, i consueti circuiti o accedere attraverso il sito www.ilrossetti.it alla vendita on line. Ulteriori informazioni al tel 040-3593511.
L’ufficio stampa
È una scenografia sempre più declinata alla contaminazione dei linguaggi e intersecata da suggestioni video, coreografiche, musicali, quella scelta da De Fusco. Codici essenziali per dare conto dell’universo di Macbeth: dramma - a una prima lettura - dell’arroganza e della sete di potere, ma anche testo psicologico, filosofico, teologico. Dramma della sterilità, della vanità e del rimorso, del cinismo… «Ho cercato di lavorare ad uno stile meno monumentale e più visionario rispetto ai lavori precedenti – spiega il regista – assecondando la natura fantastica del testo che vede i suoi momenti fondamentali (apparizione delle streghe, visione del pugnale, fantasma di Banquo, apparizione dei Re, delirio del sonnambulismo di lady Macbeth) tutti fortemente contrassegnati dal tema del sogno, del delirio, insomma dell’irreale».
Una complessità che è alla base del misterioso fascino di questo capolavoro, cruento, inquietante, ma assolutamente attrattivo, ricco di sedimentazioni di senso e di possibili letture di cui ha dovuto tener conto anche il traduttore del testo, Gianni Garrera, che prendendo ad esempio il momento della profezia della foresta di Birnan, chiarisce «Gli alberi della foresta di Birnam che, in senso letterale, secondo la profezia delle streghe, sradicano le loro radici e muovono verso Macbeth, sono, in senso figurale, il desiderio di Macbeth di sradicare le radici genealogiche o di alterare gli alberi di discendenza. Pertanto la foresta che si sradica, in senso allegorico, è prefigurazione della mancanza di radicamento genealogico dei coniugi Macbeth.(…) La colpa iniziale di Macbeth è di non avere cognizione dell’occulto. Non ne capisce il linguaggio e non lo decifra (…) Allora la sua lingua tocca il punto più basso di ovvietà e di normalizzazione del ragionamento. La lingua dei demoni è parola sofistica, nel senso che non pronuncia falsità ma gioca con la verità. E Shakespeare deve impiegare una lingua capziosa, attenta all’equivoco, fino al rebus».
E in questo capolavoro non è solo l’intreccio di lingue e di toni, la sedimentazione di segni, la pluralità di letture a conquistarci ma anche la perfetta macchina drammaturgica – veloce, incisiva, calamitante – creata da Shakespeare, e la sua capacità, pur tratteggiando un gorgo di cupezza, di offrire ad ogni personaggio ombre e mutevolezze, di lasciare in loro lo spazio per quei dubbi, quelle paure, quelle repentine esaltazioni che rendono veri e affascinanti l’animo e la mente dell’uomo.
Ciò appartiene a tutte le figure della tragedia, da quelle minori a quelle in primo piano, come i due giganteschi protagonisti, a cui Luca Lazzareschi e Gaia Aprea riservano tutto il loro talento. Già molto applaudito in ruoli shakespeariani – basti pensare al suo Edgar nel Re Lear prodotto dallo Stabile nel 2004 o al convincente Amleto, per la regia di Pietro Carriglio nel 2009 – Lazzareschi evita al suo Macbeth ogni enfasi, per donargli invece intensità, sofferenza, umanità nella ferocia come nella paura. Perfettamente all’altezza Gaia Aprea, nel ruolo della Lady, che richiede di saper convincere nella seduzione, nella durezza, come poi nell’angosciosa deriva della splendida scena del delirio.
Macbeth di William Shakespeare va in scena nella traduzione di Gianni Garrera e nell’adattamento e regia di Luca De Fusco. Ne sono interpreti Luca Lazzareschi (Macbeth), Gaia Aprea (Lady Macbeth), Fabio Cocifoglia (Ross / Un gentiluomo), Paolo Cresta (Lennox), Francesca De Nicolais (Fleance / Figlio di Macdu), Claudio Di Palma (Macdu), Luca Iervolino (Donalbain / Sicario / Messaggero), Gianluca Musiu (Capitano ferito / Giovane Seyward), Alessandra Pacifico Griffini (Ecate), Giacinto Palmarini (Malcom / Sicario), Alfonso Postiglione (Messaggero / Portinaio / Servo / Seyton), Federica Sandrini (Lady Macdu / Dama di Lady Macbeth), Paolo Serra (Banquo / Medico scozzese), Enzo Turrin (Duncan / Un vecchio / Seyward). Completano il cast le danzatrici della compagnia Körper, Chiara Barassi, Sibilla Celesia, Sara Lupoli (Tre streghe). La voce fuori campo è di Angela Pagano. In video Lorenzo Papa. Ha creato le scene Marta Crisolini Malatesta mentre i costumi sono di Zaira de Vincentiis e le luci di Gigi Saccomandi. Ran Bagno ha composto le musiche, cura le installazioni video Alessandro Papa e le coreografie sono firmate da Noa Wertheim. Lo spettacolo è una coproduzione fra Teatro Stabile di Napoli, Teatro Stabile di Catania, e Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia.
Macbeth debutta mercoledì 25 e replica fino a sabato 28 gennaio alle ore 20.30; domenica 29 gennaio si tiene la pomeridiana alle ore 16 alla Sala Assicurazioni Generali, per la Stagione di Prosa del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia.
Venerdì 27 gennaio alle ore 18 si terrà un incontro dedicato a Macbeth di Shakespeare condotto dal direttore della British School del Friuli Venezia Giulia, professor Peter Brown. La conversazione a cui prenderà parte la compagnia dello spettacolo avrà luogo alla Sala Bartoli. L’ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti disponibili.
Per abbonamenti “con le stelle” e per i posti ancora disponibili ci si può rivolgere presso tutti i punti vendita dello Stabile regionale, i consueti circuiti o accedere attraverso il sito www.ilrossetti.it alla vendita on line. Ulteriori informazioni al tel 040-3593511.
L’ufficio stampa