GIANRICO TEDESCHI È IL VECCHIO AVARO DI PLAUTO: UN GRANDE PERSONAGGIO IN UNA RIVISITAZIONE PIENA DI VERVE DELLA COMMEDIA LATINA
- 23 Novembre 2009
- Generale
Una data unica il 25 novembre per incontrare nuovamente a teatro il grande Gianrico Tedeschi: il nuovo lavoro che lo vede impegnato come protagonista e nell’adattamento si intitola Metti in salvo il tesoretto, rielaborato dall’Aulularia plautina.
Tedeschi affida lo spettacolo alla perizia registica di Walter Mramor, e si circonda di un gruppo creativo energico, da Valter Sivilotti – autore delle musiche originali, come pure degli arrangiamenti di alcune hit contemporanee che ascolteremo nello spettacolo – ai numerosi interpreti, fra cui vanno citati almeno Marianella Laszlo, Sveva Tedeschi e Ivan Lucarelli, tutti già applauditi sul palcoscenico del Politeama Rossetti.
Ecco che la loro piéce prende la forma di una babele festosa di recitazione, musica, colori, costumi, addirittura una “traduzione” dei cantica della commedia latina in arrangiamenti bandistici… E poi attori, cantanti, tutti vivacissimi e pronti a una varietà di mutazioni: attrici che interpretano uomini, giovani che si trasformano in vecchi, il tutto al servizio di uno spettacolo che vuole essere un’occasione contemporaneamente antica e contemporanea di divertire…
Se fino alla fine della passata stagione Gianrico Tedeschi ha incarnato un “grande vecchio” che rifiutava il decadimento e il passare del tempo, il Giovanni Chierici della sveviana La rigenerazione – un successo firmato da Antonio Calenda per lo Stabile regionale assieme ad a.Artisti Associati – in questo nuovo spettacolo affronta, con tutta la sua irraggiungibile sapienza scenica, un grandissimo archetipo di vecchio e di avaro.
Sul profilo del protagonista dell’Aulularia infatti sono stati forgiati quasi tutti gli avari della storia della drammaturgia, con i loro tic, le loro angosce, la loro testardaggine. Gianrico Tedeschi tratteggerà il suo avaro con tutti questi colori, e vi aggiungerà del proprio, rendendo al personaggio ad esempio un perfidia che il lieto fine molièreiano aveva sfumato un po’, un’attualità che ce lo rende vicino, un cinismo che si mostra senza pudore…
«Oggi – scrive infatti Tedeschi nelle note allo spettacolo – nel nostro tempo il poeta Plauto spinge sulla strada del tragicomico. Ecco perché non condividiamo lo scioglimento tradizionale della commedia nello stile goldoniano del “vogliamoci bene”. Del resto non si sa, questo è certo, come Plauto abbia chiuso la storia: l’atto è andato perduto. Per noi l’Avaro è avaro fino alla fine, anzi alla fine ancora di più perché il tesoro ritrovato non lo vuole più perdere. È un Avaro che diventa sinistro, politico, barattando la figlia partoriente con quella cassa magica, misteriosa, che gli dà la sicurezza di possedere finalmente e solo per sé il suo tesoretto».
L’invenzione del servo accorto però non è una reale sicurezza, ma l’illusione di essa: chissà che la cassa magica non sia una pura invenzione? Un gioco di fantasia?
Ecco: è questo il nostro riscatto dall’Avaro. C’è infatti qualcosa che lui non possiederà mai: il privilegio della fantasia.
Essa è facoltà e diritto speciale di Plauto, invece, che senza arroganza né retorica, ma con una potenza che non conosce i confini del tempo ci giunge in eredità e ancor oggi ci insegna a giocare con l’invenzione, l’equivoco, l’ironia talvolta caustica, talaltra sorniona, addirittura con il surreale…
«Ma questo Plauto – commenta infatti ancora Tedeschi – considerato perfino imitatore di se stesso, come si sarebbe definito, lui, inventore di parole nuove, di diminutivi strampalati, di aggettivi e sostantivi usati come puro suono? Forse un futurista. Plauto futurista... non è male. Non si è mai sentito dire da saggisti e studiosi. No, Plauto è semplicemente una sagoma. Dà l’idea. Sagoma infatti che cos’è? È il contrappeso della stadera, che scorre di qua e di là dalla misura, per cui si ragguagliano i pesi quando sta fermo. Il fatto è che Plauto non sta mai fermo e quindi la misura non si saprà mai. Bisogna immaginarla. È tutt’altro che un limite il suo. È la sua grandezza».
Prodotto da a. Artisti Associati, Metti in salvo il tesoretto si avvale del disegno luci di Marco Policastro, delle scene di Enrico Cavallero, dei costumi di Elisa Bolognini. Gli elementi coreografici sono a cura di Marta Bevilacqua.
Metti in salvo il tesoretto va in scena al Politeama Rossetti da mercoledì 25 novembre alle 20.30 ed è inserito nel cartellone altripercorsi.
La Stagione 2009-2010 del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia va in scena grazie al sostegno della Fondazione CRTrieste.
Prenotazioni e acquisti di biglietti possono essere effettuate presso tutti i punti vendita del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e naturalmente presso la Biglietteria del Politeama Rossetti.
Ulteriori informazioni sono disponibili anche sul sito internet del Teatro www.ilrossetti.it e al numero telefonico 040-3593511.
L’ufficio stampa
Tedeschi affida lo spettacolo alla perizia registica di Walter Mramor, e si circonda di un gruppo creativo energico, da Valter Sivilotti – autore delle musiche originali, come pure degli arrangiamenti di alcune hit contemporanee che ascolteremo nello spettacolo – ai numerosi interpreti, fra cui vanno citati almeno Marianella Laszlo, Sveva Tedeschi e Ivan Lucarelli, tutti già applauditi sul palcoscenico del Politeama Rossetti.
Ecco che la loro piéce prende la forma di una babele festosa di recitazione, musica, colori, costumi, addirittura una “traduzione” dei cantica della commedia latina in arrangiamenti bandistici… E poi attori, cantanti, tutti vivacissimi e pronti a una varietà di mutazioni: attrici che interpretano uomini, giovani che si trasformano in vecchi, il tutto al servizio di uno spettacolo che vuole essere un’occasione contemporaneamente antica e contemporanea di divertire…
Se fino alla fine della passata stagione Gianrico Tedeschi ha incarnato un “grande vecchio” che rifiutava il decadimento e il passare del tempo, il Giovanni Chierici della sveviana La rigenerazione – un successo firmato da Antonio Calenda per lo Stabile regionale assieme ad a.Artisti Associati – in questo nuovo spettacolo affronta, con tutta la sua irraggiungibile sapienza scenica, un grandissimo archetipo di vecchio e di avaro.
Sul profilo del protagonista dell’Aulularia infatti sono stati forgiati quasi tutti gli avari della storia della drammaturgia, con i loro tic, le loro angosce, la loro testardaggine. Gianrico Tedeschi tratteggerà il suo avaro con tutti questi colori, e vi aggiungerà del proprio, rendendo al personaggio ad esempio un perfidia che il lieto fine molièreiano aveva sfumato un po’, un’attualità che ce lo rende vicino, un cinismo che si mostra senza pudore…
«Oggi – scrive infatti Tedeschi nelle note allo spettacolo – nel nostro tempo il poeta Plauto spinge sulla strada del tragicomico. Ecco perché non condividiamo lo scioglimento tradizionale della commedia nello stile goldoniano del “vogliamoci bene”. Del resto non si sa, questo è certo, come Plauto abbia chiuso la storia: l’atto è andato perduto. Per noi l’Avaro è avaro fino alla fine, anzi alla fine ancora di più perché il tesoro ritrovato non lo vuole più perdere. È un Avaro che diventa sinistro, politico, barattando la figlia partoriente con quella cassa magica, misteriosa, che gli dà la sicurezza di possedere finalmente e solo per sé il suo tesoretto».
L’invenzione del servo accorto però non è una reale sicurezza, ma l’illusione di essa: chissà che la cassa magica non sia una pura invenzione? Un gioco di fantasia?
Ecco: è questo il nostro riscatto dall’Avaro. C’è infatti qualcosa che lui non possiederà mai: il privilegio della fantasia.
Essa è facoltà e diritto speciale di Plauto, invece, che senza arroganza né retorica, ma con una potenza che non conosce i confini del tempo ci giunge in eredità e ancor oggi ci insegna a giocare con l’invenzione, l’equivoco, l’ironia talvolta caustica, talaltra sorniona, addirittura con il surreale…
«Ma questo Plauto – commenta infatti ancora Tedeschi – considerato perfino imitatore di se stesso, come si sarebbe definito, lui, inventore di parole nuove, di diminutivi strampalati, di aggettivi e sostantivi usati come puro suono? Forse un futurista. Plauto futurista... non è male. Non si è mai sentito dire da saggisti e studiosi. No, Plauto è semplicemente una sagoma. Dà l’idea. Sagoma infatti che cos’è? È il contrappeso della stadera, che scorre di qua e di là dalla misura, per cui si ragguagliano i pesi quando sta fermo. Il fatto è che Plauto non sta mai fermo e quindi la misura non si saprà mai. Bisogna immaginarla. È tutt’altro che un limite il suo. È la sua grandezza».
Prodotto da a. Artisti Associati, Metti in salvo il tesoretto si avvale del disegno luci di Marco Policastro, delle scene di Enrico Cavallero, dei costumi di Elisa Bolognini. Gli elementi coreografici sono a cura di Marta Bevilacqua.
Metti in salvo il tesoretto va in scena al Politeama Rossetti da mercoledì 25 novembre alle 20.30 ed è inserito nel cartellone altripercorsi.
La Stagione 2009-2010 del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia va in scena grazie al sostegno della Fondazione CRTrieste.
Prenotazioni e acquisti di biglietti possono essere effettuate presso tutti i punti vendita del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e naturalmente presso la Biglietteria del Politeama Rossetti.
Ulteriori informazioni sono disponibili anche sul sito internet del Teatro www.ilrossetti.it e al numero telefonico 040-3593511.
L’ufficio stampa