ARRIVA ALLA SALA BARTOLI LO SPETTACOLO SULLA PRIMA GUERRA MONDIALE COPRODOTTO CON IL TEATRO SLOVENO E LA CASA DEL LAVORATORE TEATRALE
- 29 Novembre 2014
- Generale
Il dilemma di un autore invitato a raccontare il centenario della Prima Guerra Mondiale costringe ai limiti delle proprie capacità artistiche. Ben presto gli è chiaro di non poter raccontare l'insensatezza della guerra. Di qualsiasi guerra.
Dopo il notevole successo accolto al debutto nella sala del Ridotto al Teatro Stabile Sloveno di Trieste, arriva alla Sala Bartoli del Politeama Rossetti l’applaudito spettacolo "Trieste, una città in guerra/Trst, mesto v vojni" e vi replica dal 2 al 22 dicembre.
Lo spettacolo, che si incentra sul tema della prima guerra mondiale è una nuova, importante coproduzione che testimonia la volontà delle istituzioni teatrali triestine di consolidare l’identità cosmopolita della città di Trieste e del territorio. Trieste, una città in guerra nasce infatti da un progetto multilingue realizzato dal Teatro Stabile Sloveno, dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e dalla Casa del lavoratore teatrale su testi commissionati a due autori che rappresentano la varietà culturale della regione Friuli Venezia Giulia: Marko Sosič e Carlo Tolazzi.
I due testi, dove le storie di chi è partito per il fronte e di chi attende il suo ritorno sono trattate in un intreccio di elementi realistici e trasfigurazione poetica, sono stati uniti in un unico racconto teatrale dal giovane regista triestino Igor Pison e dalla dramaturg Eva Kraševec.
Kakor v snu (Come nel sonno) di Marko Sosič e Il pane dell’attesa di Carlo Tolazzi raccontano, ognuno a proprio modo, il periodo bellico: da una parte con la rappresentazione della vita quotidiana in una città caratterizzata dalla vicinanza del confine, dall’altra con la riflessione poetica dei singoli nel loro approccio alla grande catastrofe. L’indirizzo comune impresso dal regista all’allestimento e alla drammaturgia assume come punto di vista lo sguardo di generazioni di persone che non hanno vissuto le vicende belliche in prima persona e che comprendono la difficoltà e la responsabilità di trasmettere al di là di ogni retorica contenuti ancora pienamente validi, a un secolo dallo scoppio della Prima guerra mondiale.
“Attraverso quali occhi vuoi che racconti una storia che sarà solo una tra mille?”- la domanda che troviamo nel testo contiene in sé gli interrogativi e le risposte che autori e cast si sono posti nell’intraprendere questo progetto. Per questo motivo l’allestimento rimane ancorato al nostro tempo: mette in scena un set cinematografico dove attori e regista rappresentano vicende e sentimenti legati al primo conflitto mondiale. Se all’inizio si percepisce la distanza data dalla finzione nella quale emergono frammenti di memoria, presto i protagonisti proveranno invece un coinvolgimento che trascende la semplice rappresentazione per entrare nella riflessione e nel sentire profondo di ognuno. Il passato e il presente convivono per raccontare l’assurdità della guerra attraverso l’attesa delle donne, il dolore di chi ha vissuto le trincee, capitoli di storie individuali tra le quali non si può scegliere una vicenda emblematica, ma solo abbracciarle tutte in una comune dimensione umana e tragica.
Come scrivono i promotori del progetto, gli attori della Casa del lavoratore teatrale: «Il racconto di una città in guerra come Trieste non può esistere prescindendo dalla complessità e ricchezza del suo tessuto multiculturale e multilinguistico. Nella Prima Guerra si sono annidati i prodromi di quei disastri che le politiche nazionalistiche avrebbero provocato, sconvolgendo le nostre terre lungo gran parte del Novecento».
Per ottenere questa lettura è stato scelto un giovane regista già affermato a livello internazionale e che, da triestino, conosce particolarmente bene questo particolare tessuto multiculturale e la sua storia: Igor Pison. A lui è stato affidata la fusione dei diversi punti di vista di due noti autori regionali. Sosič è uno scrittore triestino i cui pluripremiati romanzi sono stati tradotti in molte lingue europee e che può vantare una lunga serie di prestigiosi premi letterari in Slovenia e Italia (è stato anche nominato per il Premio Strega Europeo), l’udinese Tolazzi è autore di una lunga serie di opere letterarie di grande importanza per la valorizzazione della lingua e del patrimonio culturale friulano, inoltre ha firmato diversi drammi sulla tradizione popolare carnica (Cercivento e Indemoniate sono stati messi in scena rispettivamente dal Mittelfest di Cividale e dal Teatro Club di Udine con il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia).
È profondamente significativa dunque, la scelta che l’intero progetto, a partire dai testi commissionati sia concepito in una molteplicità linguistica e culturale: la produzione nasce da soggetti che sono emblema di tale molteplicità, il regista appartiene a questo complesso e prezioso tessuto, lo spettacolo è recitato in sloveno, italiano, con qualche parola in tedesco da una compagnia mistilingue che dopo cent’anni, armonizza attraverso il teatro là dove la guerra ha diviso e distrutto.
Gli attori in scena sono quelli della compagnia stabile del Teatro Stabile Sloveno e della Casa del lavoratore teatrale: Nikla Petruška Panizon, Lara Komar, Maria Grazia Plos, Tadej Pišek (attore ospite), Massimiliano Borghesi, Primož Forte, Adriano Giraldi, Maurizio Zacchigna, Roberta Colacino e Lorenzo Zuffi. Scene e scelte musicali sono state ideate dal regista Igor Pison, che è anche coautore degli inserti video insieme a Tomaž Scarcia. I costumi sono di Igor Pahor.
Dal 2 al 22 dicembre lo spettacolo prosegue il suo percorso alla Sala Bartoli del Politeama Rossetti, inserito nel cartellone Prosa del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia (le repliche sono serali alle ore 21, tranne le domeniche quando lo spettacolo è come di consueto pomeridiano con inizio alle ore 17).
Un progetto tanto interessante e insolito verrà accompagnato da una serie di incontri di approfondimento con gli artisti creatori.
Al primo appuntamento che - il 28 novembre al Teatro Sloveno ha visto confrontarsi gli autori dei due testi, con la conduzione del direttore del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Franco Però, seguiranno:
Lunedì 1 dicembre alle ore 17.30 al Caffè Rossetti l’incontro sul tema del rapporto tra la storia e la trasposizione letteraria-teatrale. Protagonisti dell’incontro, che verrà moderato dalla storica Marta Verginella, saranno il regista dello spettacolo Igor Pison, la dramaturg Eva Kraševec e lo storico Fabio Todero, che ha collaborato con le sue competenze nella prima fase della genesi del progetto teatrale.
Venerdì 12 dicembre alle ore 17.30 sarà invece la Sala Bartoli a ospitare l’ultimo incontro, al quale parteciperà l’intero cast dello spettacolo. Assieme agli artisti che hanno realizzato l'importante produzione, il pubblico esplorerà il magico momento delle prove, dalla prima lettura e comprensione del testo, alla memorizzazione, al momento in cui diviene vivo sulla scena con la creazione dei personaggi, della loro anima e del loro aspetto, la tensione dei loro rapporti. Parteciperanno all’incontro il regista, il costumista Igor Pahor e gli attori.
Igor Pison
Dopo il notevole successo accolto al debutto nella sala del Ridotto al Teatro Stabile Sloveno di Trieste, arriva alla Sala Bartoli del Politeama Rossetti l’applaudito spettacolo "Trieste, una città in guerra/Trst, mesto v vojni" e vi replica dal 2 al 22 dicembre.
Lo spettacolo, che si incentra sul tema della prima guerra mondiale è una nuova, importante coproduzione che testimonia la volontà delle istituzioni teatrali triestine di consolidare l’identità cosmopolita della città di Trieste e del territorio. Trieste, una città in guerra nasce infatti da un progetto multilingue realizzato dal Teatro Stabile Sloveno, dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e dalla Casa del lavoratore teatrale su testi commissionati a due autori che rappresentano la varietà culturale della regione Friuli Venezia Giulia: Marko Sosič e Carlo Tolazzi.
I due testi, dove le storie di chi è partito per il fronte e di chi attende il suo ritorno sono trattate in un intreccio di elementi realistici e trasfigurazione poetica, sono stati uniti in un unico racconto teatrale dal giovane regista triestino Igor Pison e dalla dramaturg Eva Kraševec.
Kakor v snu (Come nel sonno) di Marko Sosič e Il pane dell’attesa di Carlo Tolazzi raccontano, ognuno a proprio modo, il periodo bellico: da una parte con la rappresentazione della vita quotidiana in una città caratterizzata dalla vicinanza del confine, dall’altra con la riflessione poetica dei singoli nel loro approccio alla grande catastrofe. L’indirizzo comune impresso dal regista all’allestimento e alla drammaturgia assume come punto di vista lo sguardo di generazioni di persone che non hanno vissuto le vicende belliche in prima persona e che comprendono la difficoltà e la responsabilità di trasmettere al di là di ogni retorica contenuti ancora pienamente validi, a un secolo dallo scoppio della Prima guerra mondiale.
“Attraverso quali occhi vuoi che racconti una storia che sarà solo una tra mille?”- la domanda che troviamo nel testo contiene in sé gli interrogativi e le risposte che autori e cast si sono posti nell’intraprendere questo progetto. Per questo motivo l’allestimento rimane ancorato al nostro tempo: mette in scena un set cinematografico dove attori e regista rappresentano vicende e sentimenti legati al primo conflitto mondiale. Se all’inizio si percepisce la distanza data dalla finzione nella quale emergono frammenti di memoria, presto i protagonisti proveranno invece un coinvolgimento che trascende la semplice rappresentazione per entrare nella riflessione e nel sentire profondo di ognuno. Il passato e il presente convivono per raccontare l’assurdità della guerra attraverso l’attesa delle donne, il dolore di chi ha vissuto le trincee, capitoli di storie individuali tra le quali non si può scegliere una vicenda emblematica, ma solo abbracciarle tutte in una comune dimensione umana e tragica.
Come scrivono i promotori del progetto, gli attori della Casa del lavoratore teatrale: «Il racconto di una città in guerra come Trieste non può esistere prescindendo dalla complessità e ricchezza del suo tessuto multiculturale e multilinguistico. Nella Prima Guerra si sono annidati i prodromi di quei disastri che le politiche nazionalistiche avrebbero provocato, sconvolgendo le nostre terre lungo gran parte del Novecento».
Per ottenere questa lettura è stato scelto un giovane regista già affermato a livello internazionale e che, da triestino, conosce particolarmente bene questo particolare tessuto multiculturale e la sua storia: Igor Pison. A lui è stato affidata la fusione dei diversi punti di vista di due noti autori regionali. Sosič è uno scrittore triestino i cui pluripremiati romanzi sono stati tradotti in molte lingue europee e che può vantare una lunga serie di prestigiosi premi letterari in Slovenia e Italia (è stato anche nominato per il Premio Strega Europeo), l’udinese Tolazzi è autore di una lunga serie di opere letterarie di grande importanza per la valorizzazione della lingua e del patrimonio culturale friulano, inoltre ha firmato diversi drammi sulla tradizione popolare carnica (Cercivento e Indemoniate sono stati messi in scena rispettivamente dal Mittelfest di Cividale e dal Teatro Club di Udine con il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia).
È profondamente significativa dunque, la scelta che l’intero progetto, a partire dai testi commissionati sia concepito in una molteplicità linguistica e culturale: la produzione nasce da soggetti che sono emblema di tale molteplicità, il regista appartiene a questo complesso e prezioso tessuto, lo spettacolo è recitato in sloveno, italiano, con qualche parola in tedesco da una compagnia mistilingue che dopo cent’anni, armonizza attraverso il teatro là dove la guerra ha diviso e distrutto.
Gli attori in scena sono quelli della compagnia stabile del Teatro Stabile Sloveno e della Casa del lavoratore teatrale: Nikla Petruška Panizon, Lara Komar, Maria Grazia Plos, Tadej Pišek (attore ospite), Massimiliano Borghesi, Primož Forte, Adriano Giraldi, Maurizio Zacchigna, Roberta Colacino e Lorenzo Zuffi. Scene e scelte musicali sono state ideate dal regista Igor Pison, che è anche coautore degli inserti video insieme a Tomaž Scarcia. I costumi sono di Igor Pahor.
Dal 2 al 22 dicembre lo spettacolo prosegue il suo percorso alla Sala Bartoli del Politeama Rossetti, inserito nel cartellone Prosa del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia (le repliche sono serali alle ore 21, tranne le domeniche quando lo spettacolo è come di consueto pomeridiano con inizio alle ore 17).
Un progetto tanto interessante e insolito verrà accompagnato da una serie di incontri di approfondimento con gli artisti creatori.
Al primo appuntamento che - il 28 novembre al Teatro Sloveno ha visto confrontarsi gli autori dei due testi, con la conduzione del direttore del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Franco Però, seguiranno:
Lunedì 1 dicembre alle ore 17.30 al Caffè Rossetti l’incontro sul tema del rapporto tra la storia e la trasposizione letteraria-teatrale. Protagonisti dell’incontro, che verrà moderato dalla storica Marta Verginella, saranno il regista dello spettacolo Igor Pison, la dramaturg Eva Kraševec e lo storico Fabio Todero, che ha collaborato con le sue competenze nella prima fase della genesi del progetto teatrale.
Venerdì 12 dicembre alle ore 17.30 sarà invece la Sala Bartoli a ospitare l’ultimo incontro, al quale parteciperà l’intero cast dello spettacolo. Assieme agli artisti che hanno realizzato l'importante produzione, il pubblico esplorerà il magico momento delle prove, dalla prima lettura e comprensione del testo, alla memorizzazione, al momento in cui diviene vivo sulla scena con la creazione dei personaggi, della loro anima e del loro aspetto, la tensione dei loro rapporti. Parteciperanno all’incontro il regista, il costumista Igor Pahor e gli attori.
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