ANGELA PAGANO, GRANDE PROTAGONISTA DELLA NUOVA PRODUZIONE DELLO STABILE REGIONALE "LILLIPUPA"
- 30 Aprile 2008
- Generale
Debutto assoluto il 2 maggio alle ore 21 alla Sala Bartoli: va infatti in scena per la prima volta Lillipupa, che il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia produce assieme ad Ente Teatro Cronaca.
Lo spettacolo – scritto da Nicola Fano e firmato da Antonio Calenda – nasce come omaggio alla versatilità e all’originale talento di Angela Pagano, che tutti conosciamo quale grande protagonista del nostro migliore teatro di prosa (è stata diretta da Eduardo De Filippo, Giuseppe Patroni Griffi, Roberto De Simone, Calenda) ma che è anche erede di tutta una tradizione di spettacolo popolare, dimensione che a Napoli, fin da bambina, ebbe modo di conoscere bene.
In questo modo, dunque, Lillipupa diviene anche un tributo ad un universo di motivi appartenenti ad una ricca e preziosissima cultura popolare, che affonda le proprie radici in quella Napoli che, nel bene e nel male, per antonomasia è una città-palcoscenico. Fra i molti generi che nel mondo napoletano fioriscono, questa volta l’attenzione di Calenda si concentra sulla “posteggia”, il più nobile, negletto e poetico fra i generi dello spettacolo popolare italiano.
La “posteggia” si impone a Napoli a fine Ottocento (ma si hanno notizie di artisti assimilabili ai “posteggiatori” già nel Quattrocento) ed è quella musica fatta in strada o nei ristoranti, per strappare pochi soldi, un sorriso a spettatori occasionali; un genere nel quale hanno fatto la loro gavetta dozzine di artisti poi diventati celebri. Fra essi la stessa Angela Pagano che ha debuttato bambina, accompagnando il padre, Pasquale Pagano: un maestro di mandolino considerato uno dei “posteggiatori” più affermati dagli anni Quaranta in poi.
«La spinta a un’indagine culturale e antropologica ci ha condotto a concretizzare il progetto di questo Lillipupa – conferma infatti il regista – e a rivedere sulla scena un mondo di motivi culturali e popolari che rappresentano oggi un’immensa ricchezza artistica, ove trova radici peraltro, molta parte del teatro italiano. Incentrare poi il progetto sulla personalità e il talento di Angela Pagano, cui facciamo omaggio, è stata un’occasione di alto valore sia dal punto di vista umano che artistico: nella sua recitazione ritrovo modi, lemmi, articolazioni e gestualità di certi indimenticabili attori, come Pupella Maggio che molti anni fa, mi indicò proprio nella Pagano una sua possibile “erede”… Il Teatro – continua – ha il dovere di ossequiare e porre in luce i suoi grandi protagonisti, gli attori: un’abitudine che in Italia non mi sembra sufficientemente praticata…»
«Che Lillipupa abbia vissuto a Trieste la propria genesi (per poi essere replicata in tournée nazionale nella prossima stagione) – sottolinea ancora Calenda – è cosa che non deve stupire. Non dimentichiamo che questa città – storicamente aperta ai più vari influssi culturali, libera nello spirito, sensibile, di intelletti raffinati e, per realtà storica e geografica, assurta a luogo di scambio fra le istanze dell’Europa centrale e la realtà del bacino mediterraneo – fu sempre accogliente verso l’arte di matrice meridionale: fondamentale nel conferire il giusto successo a un autore controverso come Raffaele Viviani, essenziale per rassicurare Angelo Musco che, dopo un periodo buio di incomprensioni e insuccessi, ritrovò fiducia in sé e nel pubblico solo recitando a Trieste… E se le cronache teatrali del passato ci offrono tali esempi, non sono da meno i tempi recenti: a metà degli anni Ottanta ho conosciuto direttamente il calore riservato al mio Cinecittà, interpretato da Pietro De Vico e Anna Campori, in un teatro fortemente identificato con la triestinità, com’è La Contrada…»
Come accenna egli stesso, Calenda ha intrecciato nella sua feconda carriera alle classiche regie di prosa e liriche, un articolato percorso di ricerca dedicato allo spettacolo popolare italiano, che ha prodotto titoli memorabili come ’Na sera e… Maggio (che nei primi anni Ottanta fece conoscere in tutta l’Europa la grande scuola dell’avanspettacolo italiano), Cinecittà, oppure i più recenti ’Na sceneggiata e Opéra Comique. Lillipupa, con la sua indagine nell’universo della “posteggia” rappresenta quello che in tale itinerario era “l’anello mancante”.
«Un’arte di strada fatta di talento e fame» così Nicola Fano, autore del testo, definisce la “posteggia”. «Con la posteggia – scrive – non si è mai arricchito nessuno, piuttosto molti grandi cantanti e musicisti hanno iniziato la loro carriera artistica proprio in strada. Questo perché la posteggia ha sempre avuto una sua alta dignità di arte popolare; anzi, è stata sempre uno dei generi di quella grande famiglia. La famiglia dello spettacolo popolare, appunto: che nel corso dei secoli ha edificato su di sé l’identità italiana dando anche a chi non esercitava alcun potere una dimensione artistica e metaforica sublime e autosufficiente… Intanto, lanciamoci in un’apparente eresia: in realtà anche Omero era un posteggiatore, a suo modo. Pare che cantasse le sue storie in strada inaugurando così la trasmissione di memoria storica per mezzo di un reticolato di metafore e emozioni…»
In effetti la tradizione orale dei cantastorie, antichissima e germogliata lungo i secoli evolvendo in forme e modi sempre diversi, cos’è se non una delle radici della posteggia, che da secoli racconta storie e intona turbamenti? Ma la “posteggia” non fu sempre esclusivamente arte “di strada”: nel momento della sua massima fioritura, gli artisti della posteggia furono invitati alle corti dei nobili, addirittura in Russia dagli zar, Giuseppe di Francesco – dettoo’ zingariello, ebbe l’onore di esibirsi nel salotto di Richard Wagner, per non dire delle occasioni di matrimoni, nascite e altre feste dove la “posteggia” non poteva mancare. Fino ad arrivare al Novecento, al periodo del dopoguerra che vede i “posteggiatori” impegnati a cantare anche per i militari, addirittura sulle portaerei degli alleati alla fonda nel golfo partenopeo.
Ed è proprio questo il periodo che il testo di Nicola Fano ripercorre: narra infatti la storia di Armanda Verderame, una donna dal profilo un po’misterioso. Di lei si sa solo che fu un’amatissima “posteggiatrice” bambina negli anni dell’immediato dopoguerra, in una Napoli travolta dalla miseria, dalla speranza e dalla corruzione. In quella stagione Armanda affonda i suoi ricordi, e da essi rievoca la complessa figura di Lillipupa, la mitica cantante-bambina che attraversò i fasti della “posteggia” tenendo concerti per i militari americani, per la gente comune e per gli intellettuali innamorati delle canzoni napoletane. Ma è un passato controverso che pervade di sé il difficile presente della Napoli del terzo millennio.
Naturalmente, fulcro dello spettacolo non può che essere la grande canzone napoletana di cui i “posteggiatori” sono stati eccellenti interpreti: Marchiare, ‘O sole mio, Io t’ho incontrata a Napoli, Mamma, Simmo ‘e Napule, paisà, saranno eseguite da tre musicisti e da Angela Pagano nel segno della tradizione della posteggia assieme a macchiette e altre performances che metteranno in piena luce l’eclettismo, il grande talento e la intensa espressività di questa straordinaria interprete.
Accanto ad Angela Pagano, Ivano Schiavi dà vita al cameriere, mentre la parte musicale è affidata a Agostino Oliviero (violino), Pierangelo Fevola (mandolino) e Massimo Biclungo (chitarra). La scena è di Pier Paolo Bisleri, le musiche originali e le rielaborazioni sono firmate dal già citato Pasquale Scialò e le luci sono di Nino Napoletano. I costumi grazie ai quali la Pagano si trasforma continuamente sono di Stefano Nicolao.
Lo spettacolo sostituisce in abbonamento L’anima buona di Sezuan che è stato annullato dai produttori.
Sabato 3 maggio alle ore 18 al CaféRossetti si terrà un incontro per il ciclo “Un aperitivo con…” ad ingresso libero: protagonisti saranno Antonio Calenda, Nicola Fano e Angela Pagano che approfondiranno con il pubblico il tema della posteggia.
La Stagione 2007-2008 del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia va in scena grazie al sostegno della Fondazione CRTrieste.
Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito www.ilrossetti.it. e al tel. 040/3593511 per informazioni e acquisti: Biglietteria del Politeama Rossetti (da martedì a sabato 8.30-12.30, 15.30-19) e Ticket Point di Corso Italia (giorni feriali 8.30-12.30, 15.30-19), Centro Commerciale Torri d’Europa e presso Agenzia Bagolandia (via S.Marco 45, da lunedì a venerdì 9-13 e 16-19; sabato 9-12), Agenzia Peekabooh (Muggia, Riva De Amicis, 21, da lunedì a venerdì 9-12.30, 16-19; sabato 9-12) e presso le agenzie di Monfalcone (Agenzia Universal), Gorizia (Agenzia Appiani), San Vito al Tagliamento (Agenzia Medina Viaggi), Udine (Biglietteria del Teatro Nuovo Giovanni da Udine), Venezia (Agenzie IAT di Piazzale Roma, San Marco e Bookshop di Venice Pavillon), Mestre (Agenzia Felicità Viaggi), Vittorio Veneto (Agenzia Medina Viaggi) e Vicenza (Agenzia Vicenza.com) e presso le altre Agenzie del Circuito Charta presenti sul territorio nazionale (elenco sul sito del Teatro).
Lo spettacolo – scritto da Nicola Fano e firmato da Antonio Calenda – nasce come omaggio alla versatilità e all’originale talento di Angela Pagano, che tutti conosciamo quale grande protagonista del nostro migliore teatro di prosa (è stata diretta da Eduardo De Filippo, Giuseppe Patroni Griffi, Roberto De Simone, Calenda) ma che è anche erede di tutta una tradizione di spettacolo popolare, dimensione che a Napoli, fin da bambina, ebbe modo di conoscere bene.
In questo modo, dunque, Lillipupa diviene anche un tributo ad un universo di motivi appartenenti ad una ricca e preziosissima cultura popolare, che affonda le proprie radici in quella Napoli che, nel bene e nel male, per antonomasia è una città-palcoscenico. Fra i molti generi che nel mondo napoletano fioriscono, questa volta l’attenzione di Calenda si concentra sulla “posteggia”, il più nobile, negletto e poetico fra i generi dello spettacolo popolare italiano.
La “posteggia” si impone a Napoli a fine Ottocento (ma si hanno notizie di artisti assimilabili ai “posteggiatori” già nel Quattrocento) ed è quella musica fatta in strada o nei ristoranti, per strappare pochi soldi, un sorriso a spettatori occasionali; un genere nel quale hanno fatto la loro gavetta dozzine di artisti poi diventati celebri. Fra essi la stessa Angela Pagano che ha debuttato bambina, accompagnando il padre, Pasquale Pagano: un maestro di mandolino considerato uno dei “posteggiatori” più affermati dagli anni Quaranta in poi.
«La spinta a un’indagine culturale e antropologica ci ha condotto a concretizzare il progetto di questo Lillipupa – conferma infatti il regista – e a rivedere sulla scena un mondo di motivi culturali e popolari che rappresentano oggi un’immensa ricchezza artistica, ove trova radici peraltro, molta parte del teatro italiano. Incentrare poi il progetto sulla personalità e il talento di Angela Pagano, cui facciamo omaggio, è stata un’occasione di alto valore sia dal punto di vista umano che artistico: nella sua recitazione ritrovo modi, lemmi, articolazioni e gestualità di certi indimenticabili attori, come Pupella Maggio che molti anni fa, mi indicò proprio nella Pagano una sua possibile “erede”… Il Teatro – continua – ha il dovere di ossequiare e porre in luce i suoi grandi protagonisti, gli attori: un’abitudine che in Italia non mi sembra sufficientemente praticata…»
«Che Lillipupa abbia vissuto a Trieste la propria genesi (per poi essere replicata in tournée nazionale nella prossima stagione) – sottolinea ancora Calenda – è cosa che non deve stupire. Non dimentichiamo che questa città – storicamente aperta ai più vari influssi culturali, libera nello spirito, sensibile, di intelletti raffinati e, per realtà storica e geografica, assurta a luogo di scambio fra le istanze dell’Europa centrale e la realtà del bacino mediterraneo – fu sempre accogliente verso l’arte di matrice meridionale: fondamentale nel conferire il giusto successo a un autore controverso come Raffaele Viviani, essenziale per rassicurare Angelo Musco che, dopo un periodo buio di incomprensioni e insuccessi, ritrovò fiducia in sé e nel pubblico solo recitando a Trieste… E se le cronache teatrali del passato ci offrono tali esempi, non sono da meno i tempi recenti: a metà degli anni Ottanta ho conosciuto direttamente il calore riservato al mio Cinecittà, interpretato da Pietro De Vico e Anna Campori, in un teatro fortemente identificato con la triestinità, com’è La Contrada…»
Come accenna egli stesso, Calenda ha intrecciato nella sua feconda carriera alle classiche regie di prosa e liriche, un articolato percorso di ricerca dedicato allo spettacolo popolare italiano, che ha prodotto titoli memorabili come ’Na sera e… Maggio (che nei primi anni Ottanta fece conoscere in tutta l’Europa la grande scuola dell’avanspettacolo italiano), Cinecittà, oppure i più recenti ’Na sceneggiata e Opéra Comique. Lillipupa, con la sua indagine nell’universo della “posteggia” rappresenta quello che in tale itinerario era “l’anello mancante”.
«Un’arte di strada fatta di talento e fame» così Nicola Fano, autore del testo, definisce la “posteggia”. «Con la posteggia – scrive – non si è mai arricchito nessuno, piuttosto molti grandi cantanti e musicisti hanno iniziato la loro carriera artistica proprio in strada. Questo perché la posteggia ha sempre avuto una sua alta dignità di arte popolare; anzi, è stata sempre uno dei generi di quella grande famiglia. La famiglia dello spettacolo popolare, appunto: che nel corso dei secoli ha edificato su di sé l’identità italiana dando anche a chi non esercitava alcun potere una dimensione artistica e metaforica sublime e autosufficiente… Intanto, lanciamoci in un’apparente eresia: in realtà anche Omero era un posteggiatore, a suo modo. Pare che cantasse le sue storie in strada inaugurando così la trasmissione di memoria storica per mezzo di un reticolato di metafore e emozioni…»
In effetti la tradizione orale dei cantastorie, antichissima e germogliata lungo i secoli evolvendo in forme e modi sempre diversi, cos’è se non una delle radici della posteggia, che da secoli racconta storie e intona turbamenti? Ma la “posteggia” non fu sempre esclusivamente arte “di strada”: nel momento della sua massima fioritura, gli artisti della posteggia furono invitati alle corti dei nobili, addirittura in Russia dagli zar, Giuseppe di Francesco – dettoo’ zingariello, ebbe l’onore di esibirsi nel salotto di Richard Wagner, per non dire delle occasioni di matrimoni, nascite e altre feste dove la “posteggia” non poteva mancare. Fino ad arrivare al Novecento, al periodo del dopoguerra che vede i “posteggiatori” impegnati a cantare anche per i militari, addirittura sulle portaerei degli alleati alla fonda nel golfo partenopeo.
Ed è proprio questo il periodo che il testo di Nicola Fano ripercorre: narra infatti la storia di Armanda Verderame, una donna dal profilo un po’misterioso. Di lei si sa solo che fu un’amatissima “posteggiatrice” bambina negli anni dell’immediato dopoguerra, in una Napoli travolta dalla miseria, dalla speranza e dalla corruzione. In quella stagione Armanda affonda i suoi ricordi, e da essi rievoca la complessa figura di Lillipupa, la mitica cantante-bambina che attraversò i fasti della “posteggia” tenendo concerti per i militari americani, per la gente comune e per gli intellettuali innamorati delle canzoni napoletane. Ma è un passato controverso che pervade di sé il difficile presente della Napoli del terzo millennio.
Naturalmente, fulcro dello spettacolo non può che essere la grande canzone napoletana di cui i “posteggiatori” sono stati eccellenti interpreti: Marchiare, ‘O sole mio, Io t’ho incontrata a Napoli, Mamma, Simmo ‘e Napule, paisà, saranno eseguite da tre musicisti e da Angela Pagano nel segno della tradizione della posteggia assieme a macchiette e altre performances che metteranno in piena luce l’eclettismo, il grande talento e la intensa espressività di questa straordinaria interprete.
Accanto ad Angela Pagano, Ivano Schiavi dà vita al cameriere, mentre la parte musicale è affidata a Agostino Oliviero (violino), Pierangelo Fevola (mandolino) e Massimo Biclungo (chitarra). La scena è di Pier Paolo Bisleri, le musiche originali e le rielaborazioni sono firmate dal già citato Pasquale Scialò e le luci sono di Nino Napoletano. I costumi grazie ai quali la Pagano si trasforma continuamente sono di Stefano Nicolao.
Lo spettacolo sostituisce in abbonamento L’anima buona di Sezuan che è stato annullato dai produttori.
Sabato 3 maggio alle ore 18 al CaféRossetti si terrà un incontro per il ciclo “Un aperitivo con…” ad ingresso libero: protagonisti saranno Antonio Calenda, Nicola Fano e Angela Pagano che approfondiranno con il pubblico il tema della posteggia.
La Stagione 2007-2008 del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia va in scena grazie al sostegno della Fondazione CRTrieste.
Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito www.ilrossetti.it. e al tel. 040/3593511 per informazioni e acquisti: Biglietteria del Politeama Rossetti (da martedì a sabato 8.30-12.30, 15.30-19) e Ticket Point di Corso Italia (giorni feriali 8.30-12.30, 15.30-19), Centro Commerciale Torri d’Europa e presso Agenzia Bagolandia (via S.Marco 45, da lunedì a venerdì 9-13 e 16-19; sabato 9-12), Agenzia Peekabooh (Muggia, Riva De Amicis, 21, da lunedì a venerdì 9-12.30, 16-19; sabato 9-12) e presso le agenzie di Monfalcone (Agenzia Universal), Gorizia (Agenzia Appiani), San Vito al Tagliamento (Agenzia Medina Viaggi), Udine (Biglietteria del Teatro Nuovo Giovanni da Udine), Venezia (Agenzie IAT di Piazzale Roma, San Marco e Bookshop di Venice Pavillon), Mestre (Agenzia Felicità Viaggi), Vittorio Veneto (Agenzia Medina Viaggi) e Vicenza (Agenzia Vicenza.com) e presso le altre Agenzie del Circuito Charta presenti sul territorio nazionale (elenco sul sito del Teatro).
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