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Crediti
da George Büchner
traduzione e adattamento Federico Belliniregia Tommaso Tuzzoli
con Tony Laudadio, Alberto Boubakar Malanchino, Federica Sandrini, Edoardo Sorgente
scene e costumi Pier Paolo Bisleri
disegno luci Simone De Angelis
produzione Teatro di Napoli - Teatro Nazionale, Casa del contemporaneo - Centro di produzione teatrale, Il Rossetti - Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Tinaos
in collaborazione con Dialoghi - Residenze delle arti performative a Villa Manin 2022 - 2024 a cura del CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia
Tommaso Tuzzoli dirige il capolavoro di Georg Büchner nella sofisticata traduzione e adattamento di Federico Bellini. Con un eccellente cast inscena l’incubo di Woyzeck - uomo-automa vessato dal Potere - in cui ancora oggi, sopravvivono gli spettri dell’Europa.
PREZZO DEI BIGLIETTI
Posto unico Interi € 19 | Ridotti € 16 | 1★
Last minute € 15
Prenotazioni stelle/abbonamento libero 03/12 h. 10.00
Vendita biglietti/school card 05/12 h. 10.00
La nitida e colta architettura registica di Tommaso Tuzzoli, guarda a uno dei testi più misteriosi e rivoluzionari della letteratura mondiale, una pietra miliare a lungo ignorata, di un autore - Georg Büchner - antesignano nella sua visione sociale e dalla vita spezzata ad appena 23 anni. Coproduzione del Teatro Stabile, lo spettacolo si avvale della sofisticata e attenta traduzione e adattamento di Federico Bellini, che restituisce con fedeltà il ritmo spezzato, le frasi allucinate del gergo proletario di Woyzeck e Marie e la sua contrapposizione al florilegio barocco talvolta sgrammaticato con cui l’autore fa esprimere (e canzona) il Potere.
Il Potere nelle sue diverse figurazioni opprime e muove come un fantoccio Woyzeck, sottoproletario che per la prima volta in questo frammento viene posto al centro di un’opera teatrale: è trattato come un animale da qualsiasi superiore, nutrito a piselli per qualche soldo, controllato in ogni aspetto da un Dottore, tormentato dal Capitano che lo rende geloso. «La concretezza delle relazioni e questa parola scarna senza orpelli - dice il regista - permetterà agli attori di restituire una parola affilata, come quella stessa lama di coltello che permetterà l’omicidio. (…) Il piccolo Christian figlio di Marie e forse di Woyzeck, alla fine della storia viene affidato nelle mani dello “scemo del villaggio” (…)simbolo di un’umanità desolata e desolante. L’incubo di Woyzeck diventa l’incubo che sfocerà nel totalitarismo, nella rivoluzione restauratrice. Nel corpo di Woyzeck, ancora oggi, sopravvivono gli spettri dell’Europa».