THE WASTE LAND
La terra desolata


Votazioni aperte dal 5 Maggio
  • Crediti

    di T. S. Eliot
    Traduzione di Mario Praz

    Un’ ideazione artistica di Giuseppe Bevilacqua

    con Giuseppe Bevilacqua e Francesco Sferrazza Papa

    Elementi scenici e luce Mara Udina
    Realizzazione dello sfondo Camilla Borsoni

    Musiche originali suonate dal vivo alla fisarmonica da Ludovica Borsatti

Il regista  ed interprete Giuseppe Bevilacqua affronta  uno tra i più famosi poemi del XX secolo considerato il manifesto del Modernismo: “The Waste Land ”.  T.S. Eliot  esprime attraverso i suoi versi la profonda crisi, l’inquietudine e il senso di disorientamento che attanaglia un’umanità che ha appena vissuto l’orrore della prima guerra mondiale.

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Martedì 5 Maggio
19:30
Mercoledì 6 Maggio
21:00

«April is the cruellest month, breeding/Lilacs out of the dead land, mixing/ Memory and desire, stirring/ Dull roots with spring rain». Così inizia uno tra i più famosi poemi del XX secolo considerato il manifesto del Modernismo: “The Waste Land ”.  T.S. Eliot  esprime attraverso i suoi versi la profonda crisi, l’inquietudine e il senso di disorientamento che attanaglia un’umanità che ha appena vissuto l’orrore della prima guerra mondiale. L’animo frammentato dell’individuo moderno si riflette nel contenuto e nella struttura del poemetto costituito su un’impalcatura di richiami intertestuali fatti di allusioni e citazioni che vanno dalle filastrocche ai riferimenti più alti tratti da Dante, Shakespeare, Ovidio, Omero o  ancora Baudelaire ricomposti in flusso unitario. Per affrontare e rendere più fruibile questo testo definito come “edificio culturale, esistenziale, e antropologico della millenaria cultura occidentale,” il regista  ed interprete Giuseppe Bevilacqua inserisce, ad introduzione di ognuna delle cinque parti che costituiscono l’opera, degli interventi semiseri in cui T.S. Eliot in persona, attraverso delle lettere scritte alla madre, analizza il proprio testo nei suoi contenuti essenziali. Accompagnati da una fisarmonica che improvviserà musica jazz degli anni ’40 e sospesi sullo sfondo di una “città irreale”, due attori, uno anziano e uno giovane, che rispettivamente si specchiano l’uno nel passato e l’altro nel presente, attraversano il testo intrecciando voci e visioni interrogandosi : «Quali radici si abbarbicano, quali rami crescono, su queste macerie?».

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