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Crediti
di T. S. Eliot
Traduzione di Mario PrazUn’ ideazione artistica di Giuseppe Bevilacqua
con Giuseppe Bevilacqua e Francesco Sferrazza Papa
Elementi scenici e luce Mara Udina
Realizzazione dello sfondo Camilla BorsoniMusiche originali suonate dal vivo alla fisarmonica da Ludovica Borsatti
Il regista ed interprete Giuseppe Bevilacqua affronta uno tra i più famosi poemi del XX secolo considerato il manifesto del Modernismo: “The Waste Land ”. T.S. Eliot esprime attraverso i suoi versi la profonda crisi, l’inquietudine e il senso di disorientamento che attanaglia un’umanità che ha appena vissuto l’orrore della prima guerra mondiale.
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«April is the cruellest month, breeding/Lilacs out of the dead land, mixing/ Memory and desire, stirring/ Dull roots with spring rain». Così inizia uno tra i più famosi poemi del XX secolo considerato il manifesto del Modernismo: “The Waste Land ”. T.S. Eliot esprime attraverso i suoi versi la profonda crisi, l’inquietudine e il senso di disorientamento che attanaglia un’umanità che ha appena vissuto l’orrore della prima guerra mondiale. L’animo frammentato dell’individuo moderno si riflette nel contenuto e nella struttura del poemetto costituito su un’impalcatura di richiami intertestuali fatti di allusioni e citazioni che vanno dalle filastrocche ai riferimenti più alti tratti da Dante, Shakespeare, Ovidio, Omero o ancora Baudelaire ricomposti in flusso unitario. Per affrontare e rendere più fruibile questo testo definito come “edificio culturale, esistenziale, e antropologico della millenaria cultura occidentale,” il regista ed interprete Giuseppe Bevilacqua inserisce, ad introduzione di ognuna delle cinque parti che costituiscono l’opera, degli interventi semiseri in cui T.S. Eliot in persona, attraverso delle lettere scritte alla madre, analizza il proprio testo nei suoi contenuti essenziali. Accompagnati da una fisarmonica che improvviserà musica jazz degli anni ’40 e sospesi sullo sfondo di una “città irreale”, due attori, uno anziano e uno giovane, che rispettivamente si specchiano l’uno nel passato e l’altro nel presente, attraversano il testo intrecciando voci e visioni interrogandosi : «Quali radici si abbarbicano, quali rami crescono, su queste macerie?».