Un dialogo filosofico grottesco fra sei personaggi - condannati a vagabondare di teatro in teatro, a supplicare che la loro storia drammatica sia messa in scena - e una compagnia d’attori, guidata da un Regista-Direttore in profonda crisi creativa: anche questo è uno dei piani di lettura che Pirandello ha racchiuso nella sua opera-capolavoro, che in Italia segna l’inizio del teatro contemporaneo.

Valerio Binasco, pluripremiato esponente della scena nazionale, affronta la regia  dei “Sei personaggi” scegliendo proprio questo punto di vista, riflettendo sul plot principale, sulla crisi di una compagnia. Intreccia la maestria di interpreti d’esperienza - come lo stesso regista e Sara Bertelà, Giovanni Drago, Giordana Faggiano, Jurij Ferrini - alla freschezza di attori giovani. Daranno vita agli “attori”: «Sono le ragazze e dai ragazzi della Scuola per Attori dello Stabile di Torino - spiega Binasco - giovanissimi davvero, nei primi anni della loro formazione che, con il loro entusiasmo e la loro ingenuità, a volte anche la loro acerbità e goffaggine, sono attenti e sensibili. E queste loro qualità fanno percepire ancora più acutamente nell’animo del Regista-Direttore il disagio della sua inadeguatezza». Il Regista-Direttore vive la crisi d’insensatezza del fare teatro oggi. Non sa più cosa deve fare e per chi. Finisce per mettere in scena “Il gioco delle parti” dello stesso Pirandello (questo il punto di partenza dei “Sei personaggi in cerca d’autore”): cerca un classico. «È inevitabile - dice Binasco - quando si cerca il senso del nostro mestiere».