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Crediti
Di Marco Martinelli
Con Marco Cacciola
voce del cardinale Rinaldo D’Este Ivan Simonini
voce del primo allievo Gianni Vastarella
voce del secondo allievo Riccardo Savelliscenografia Edoardo Sanchi
realizzazione scene Antonio Barbadoro con la squadra tecnica delle Albe Alessandro Pippo Bonoli, Gilberto Bonzi, Fabio Ceroni, Enrico Isola, Danilo Maniscalco, Lorenzo Parisi in collaborazione con Rinaldo Rinaldimusiche originali e sound design Marco Olivieri
tecnico audio Paolo Baldinidisegno luci Luca Pagliano
realizzazione immagini video Filippo Ianiero
tecnici video Filippo Ianiero, Fagiocoproduzione Albe / Ravenna Teatro - Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale
Il pubblico lo trova nel suo studio, il 3 agosto 1667: una giornata iniziata infuriandosi con Francesca Bresciani - intagliatrice di lapislazzuli che lo accusava di averla mal pagata - e conclusa nella pietas per l’eterno rivale, Francesco Borromini, che proprio in quella data aveva posto fine alla propria vita. Come scolpendoli nel vuoto, Bernini-Cacciola fa rivivere ricordi, figure, sentimenti di un Seicento dove - come nel presente - coesistono gli opposti estremi della “scienza nuova” e dell’imbarbarimento.
«Il gesto e il testo, la voce e la parola, il sudore e la fatica dell'attore che si dà al pubblico fino all'ultimo respiro. È il teatro, bellezza. Quello che ti cattura e ti trascina nel suo vortice di pensieri ed emozioni senza darti tregua. Quello su cui non cala mai il sipario perché la sua eco te la senti dentro per giorni. (…) E allora capisci che il teatro è arte perché ti fa guardare il mondo con occhi diversi. Accade quando a firmare uno spettacolo è Marco Martinelli» la recensione di Armida Parisi per il quotidiano Roma, designa “Lettere a Bernini” fra gli appuntamento da non perdere. In effetti l’autore e regista - Marco Martinelli, direttore e fondatore del Teatro delle Albe con Ermanna Montanari - è una delle figure di spicco del teatro di ricerca, insignito di ben 7 Premi Ubu, del Premio Hystrio e di molti riconoscimenti internazionali. In scena dà corpo alle sue intenzioni un attore versatile e carismatico come Marco Cacciola che incarna i tremendi scatti d’ira e i passionali abbandoni di Gian Lorenzo Bernini, genio del barocco.
Il pubblico lo trova nel suo studio, il 3 agosto 1667: una giornata iniziata infuriandosi con Francesca Bresciani - intagliatrice di lapislazzuli che lo accusava di averla mal pagata - e conclusa nella pietas per l’eterno rivale, Francesco Borromini, che proprio in quella data aveva posto fine alla propria vita. Come scolpendoli nel vuoto, Bernini-Cacciola fa rivivere ricordi, figure, sentimenti di un Seicento dove - come nel presente - coesistono gli opposti estremi della “scienza nuova” e dell’imbarbarimento.