Il suo stile inconfondibile, l’espressività fuori dal comune e l’atteggiamento innovatore hanno fatto di Miles Davis la pietra miliare della storia del jazz. Il suono caldo e avvolgente della sua tromba e i leggendari assoli ispirano ancora oggi i jazzisti di tutto il mondo. Chiunque si avvicini a questo genere musicale, non può che prendere come modelli album come “Walkin’”, “Cookin’”, “Relaxin’” o ancora dischi orchestrali arrangiati dall’amico Gil Evans “Miles Ahead”, “Porgy and Bess”, “Sketches of Spain”, o infine “Kind of Blue” del 1959, considerato da molti critici il più bello della storia del jazz. È proprio a questa figura che Paolo Fresu, jazzista sardo di caratura mondiale, vuole rendere omaggio con questo nuovo spettacolo. «Quanto vale un mito? Ma soprattutto cosa lascia?» si chiede Fresu. «Miles Davis è stato un artista mitico per antonomasia. L’ha fatto lasciando a noi del presente non solo un’icona, ma un soffio che è carezza e graffio insieme, un uomo capace di raccontare storie recenti che vanno aldilà del jazz e della musica. La sua personalità marcata si manifesta non solo grazie alla tromba ma anche al viso scavato degli ultimi anni, agli occhi profondi che inchiodano lo sguardo e alle mani rugose che hanno toccato il cuore di moltissime persone. Mani scure che disegnano il pianeta mediante un reticolo di linee che navigano tra gli oceani, tra l’Africa e il mondo». Sul palcoscenico insieme ad un ensemble di sette valenti musicisti, Paolo Fresu e la sua tromba faranno rivivere l’anima di Miles Davis attraverso le sue note.