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Crediti
a cura di Monica Codena, Marco Ongaro e Paolo Valerio
con Paolo Valerio
scena di Antonio Panzuto
progetto fonico di Nicola Fasoli
fonica Carlo Turetta, Borut Vidaudisegno luci di Marco Spagnolli
luci Alessandro Macorighuna coproduzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e Teatro Stabile di Verona
“Il muro trasparente”, uno spettacolo singolare che intreccia teatro, passione sportiva e struggimento amoroso. Il palcoscenico è un campo da tennis e il protagonista Max affronta la crisi della sua vita come ha sempre fatto: giocando a tennis.
Stiamo vivendo “sulla terra rossa” il periodo più esaltanti di sempre: i campioni italiani sono straordinari, e chiunque - anche chi di tennis non sa - oggi non può esimersi dall’attendere con il fiato sospeso i successi di Jannik Sinner - numero uno al mondo - o delle due “oro olimpico” Jasmine Paolini e Sara Errani… Ma anche a teatro il tennis è protagonista e anzi, grazie a un’intuizione di Paolo Valerio lo è già da un po’: grazie a “Il muro trasparente”, uno spettacolo singolare che intreccia teatro, passione sportiva e struggimento amoroso. Il palcoscenico è un campo da tennis e il protagonista Max affronta la crisi della sua vita come ha sempre fatto: giocando a tennis. I suoi colpi arriverebbero al pubblico se non ci fosse, a protezione, un muro di plexiglas contro il quale - accompagnato da una trascinante colonna sonora - Max gioca, pensa, si dibatte. Emergono emozioni ed ossessioni. Momenti di silenzio si alternano a urli di sfida, quasi disperati, di un uomo alle prese con gerarchie di sentimenti che si travasano l’uno nell’altro. Avrà il fiato necessario per portare a termine la partita? Max scandisce il suo sfogo palleggiando quasi mille volte… Paolo Valerio sostiene in scena una prova d’interpretazione e fisica: «Con grande bravura e controllata energia - ha scritto il critico di Hystrio - riesce a entrare in perfetta sintonia recitativa con quegli 897 palleggi che fanno da commento, cornice sonora, corrispondenza emotiva al procedere della vicenda, dando ai due linguaggi, quello teatrale e quello sportivo, una verità scenicamente inscindibile».